Un blogger israeliano svela i piani d’attacco all’Iran

ROMA – Da venerdì scorso  Israele ha cominciato ad aumentare il pressing sugli Stati Uniti, l’obiettivo è bombardare l’Iran.

Il viceministro degli Esteri, Dan Ayalon, parlando del Gruppo 5+1, i Paesi incaricati di trattare con gli ayatollah, ha dichiarato: “Il tempo è scaduto, i negoziati sono falliti. Dovete imporre all’Iran un ultimatum di poche settimane”. E già si è parlato del possibile attacco ai punti strategici del programma nucleare iraniano a partire da ottobre, anzi, dalle ultime notizie anche prima del 25 settembre. Sia il primo ministro Benjamin Netanyahu che il ministro della Difesa Ehud Barak stanno spingendo il Presidente degli USA Barak Obama per dare il suo sì all’attacco e nel frattempo sono schizzati in alto i futures sul greggio.

Il motivo di tale accelerazione sono le notizie giunte recentemente sul nucleare iraniano: a quanto comunica un rapporto americano del Nie (National Intelligence Estimate) da giugno a oggi, le capacità nucleari di Teheran sono cresciute notevolmente. Secondo le fonti israeliane dal 1° ottobre l’Iran raggiungerà i temuti 250 kg d’uranio arricchito al 20%, superando notevolmente i limiti consentiti. Raggiunto tale livello il Governo persiano sarebbe infine in grado di produrre “da due a quattro” superbombe, di montarle sui nuovi missili Shahab-3, di lanciarle oltre i 1.300 km: fino al deserto del Negev e alla centrale nucleare di Dimona, dove lo Stato ebraico ha prodotto il suo arsenale segreto.
E tuttavia gli Stati Uniti ancora prendono tempo e non danno l’ok al progetto dell’alleato mediorientale, preferendo continuare lungo la strada della democrazia: come ribadito dal Capo di Stato Maggiore della Difesa USA, il generale Martin Dempsey : “A livello militare,la mia valutazione non e’ cambiata”. Il generale si è infatti dichiarato ancora convinto del fatto che un attacco “potrebbe ritardare ma non distruggere gli impianti nucleari dell’Iran”. Il Governo israeliano da parte sua ha risposto a tale affermazione per voce del suo ambasciatore a Washington Micheal Oren, che in un’intervista a Bloomberg ha sostenuto che: “Israele e’ determinata a colpire gli impianti nucleari iraniani, anche se farlo provocherebbe solo un ritardo di qualche anno. Pero’ due, tre, quattro anni e’ un periodo lungo in Medio Oriente. La diplomazia ha fallito, siamo giunti ad un punto critico, in cui occorre prendere decisioni importanti”.
Ma se l’alleato statunitense si mostra dubbioso, una contrarietà più netta è stata manifestata tra la società civile israeliana. Contro l’attacco al gigante persiano è partita una raccolta di firme, a cui hanno aderito già molti intellettuali e docenti universitari.

Ma chi proprio oggi è intervenuto ad interferire con i progetti bellici di Tel Aviv è il blogger Richard Silverstein, che ha postato sul suo sito Tikun Olam i piani militari progettati per questo attacco. Richard Silverstein é da molti soprannominato il “WikiLeaks d’Israele” ed in questo caso dichiara di aver ottenuto tali informazioni da una fonte interna al Governo israeliano, preoccupata del fatto che “Bibi (Netanyahu) e Barak (ministro della Difesa) fanno maledettamente sul serio”, e probabilmente intenzionata a far fallire il loro progetto.  L’attacco all’Iran, secondo le sue fonti interne al Governo, si svilupperebbe in tre fasi. In un primo momento Israele avrebbe voluto lanciare un cyber-attacco che mettesse fuori uso le comunicazioni interne, bloccando internet, telefoni, radio, tv e fibre ottiche, compresi quelli delle basi missilistiche sotterranee di Khorrambad e Isfahan. A ciò sarebbe poi seguito il lancio di una decina di missili balistici con gittata di 300 km, e da crociera. I primi sarebbero stati lanciati da sottomarini israeliani vicino al Golfo Persico. Il blogger spiega che tali missili “non sarebbero armati con testate convenzionali ma piuttosto con ordigni esplosivi a punta rinforzata in grado di penetrare bersagli corazzati”.Tra gli obiettivi dell’attacco ci sarebbero il reattore nucleare ad Arak e gli impianti a Isfahan e Fardu per l’arricchimento dell’uranio. A tale attacco missilistico sarebbe poi seguita una terza fase che prevedrebbe l’utilizzo di satelliti per raccogliere informazioni dettagliate sugli obiettivi colpiti, che, una volta girate ai caccia israeliani, sarebbero seguite da ulteriori bombardamenti aerei verso gli “obiettivi che richiedono un attacco aggiuntivo”. Si tratterebbe in questo caso di caccia dotati di tecnologia “sconosciuta al grande pubblico, non rivelata neanche all’alleato americano”, che li rende “invisibili”. La dichiarazione pubblica dei piani d’Israele, ammesso sia realistica, pone ovviamente in crisi il progetto del Governo, ma i venti di guerra non sembrano placarsi. E l’ultima parola spetta sempre agli Stati Uniti.

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