Libia. Attacco a Bengasi. Ucciso l’ambasciatore americano per un film contro Maometto

Morti anche 2 marines e un funzionario. L’attacco rivendicato da Al Qaida. Il produttore: “L’Islam è un cancro”

BENGASI – E’ un drammatico bilancio, quello provocato dalle proteste contro un film Usa ritenuto blasfemo, «Innocence of Muslims»,   registrato a Bengasi, roccaforte della rivolta libica contro Muammar Gheddafi. Nell’attacco contro la rappresentanza Usa è morto l’ambasciatore in Libia, Christopher Stevens, insieme ad tre altri cittadini americani, tra cui due marines.

Stando alle prime ricostruzioni l’ambasciatore e i tre cittadini americani stavano viaggiando in auto per trovare un luogo più sicuro dopo l’assalto notturno al consolato quando il loro mezzo è stato centrato da un razzo. In precedenza un altro funzionario del consolato a Bengasi era rimasto ucciso nell’attacco alla rappresentanza diplomatica.

È stato Barack Obama a fornire i dettagli  in una nota in cui ha condannato questo  attacco scellerato  e ha ordinato il rafforzamento della protezione delle rappresentanze Usa nel mondo.

Adesso per il presidente americano si complica anche la corsa elettorale, visto che sempre puntato slla necessità di lanciare un ponte verso il mondo islamico. Obama ha detto che «gli Usa respingono ogni tentativo di denigrare la fede altrui», ma ha aggiunto di condannare «inequivocabilmente la violenza senza senso» che è costata la vita ai 4 cittadini americani. Il vice-premier libico, Mustafa Abu Shagur, ha condannato l’accaduto come «un atto barbarico», «un attacco all’America, alla Libia e alle persone libere di tutto il mondo». In grado di parlare arabo e francese, Stevens era stato tra i primi ad arrivare in Libia nel 2007 quando gli Usa avevano riallacciato i rapporti diplomatici con l’allora rais, Muammar Gheddafi.
Particolarmente esperto del mondo arabo, una carriera svolta con incarichi a Gerusalemme, Damasco, Cairo e Riad, Stevens -primo ambasciatore Usa a morire all’estero dal 1979- alla sua nomina ad ambasciatore aveva detto di sentirsi «fortunato di poter partecipare a questo incredibile periodo di cambiamento e di speranza per la Libia». Rimangono i dubbi sul perchè sia stato messo in circolazione «L’innocenza dei musulmani», il film che ha scatenato tanta rabbia. In un video postato su Youtube e che circola da alcune settimane, il Profeta viene tratteggiato come un pazzo, donnaiolo e impostore; in un passaggio viene anche mostrato mentre fa sesso con una donna. Il regista, un americano di origine israeliana, Sam Bacile, immobiliarista in California, adesso si è dato alla macchia. Ma da una località sconosciuta, raggiunto telefonicamente, non ammorbidisce la sue posizioni: «L’Islam è un cancro».

L’attentato è stato rivendicato dalla milizia Ansar Al-Sharia gruppo di Al Qaida.

‘Innocence of Muslims’ Trailer

 

 

 

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