Usa. Obama, il cecchino e il bambino liberato

ROMA – Ieri in Alabama, quasi contemporaneamente al discorso del Presidente americano che dal Minnesota parlava alla nazione nel pieno della sua campagna anti “Gun Violence” – “We don’t have to agree on everything to agree it’s time to do something” erano le parole di Barak Obama – l’Hostage Rescue Team dell’FBI irrompeva nel bunker del pazzo che da 6 giorni teneva in ostaggio Ethan, un bambino autistico di 5 anni.

Mentre sabato in Texas, veniva ucciso in un poligono insieme ad un amico Chris Kyle, navy seal eroe nazionale e cecchino delle guerre di George W. Bush.
La cronaca fa intrecciare tra loro più aspetti di una stessa realtà, gli Stati Uniti e la cultura delle armi.

Ecco la cronaca
Midland City, Albama, un veterano del Vietnam, Jimmy Lee Dykes di 65 anni, martedì scorso spara al conducente di uno scuola bus e rapisce Ethan, un bambino affetto da sindrome di Asperger, con cui fugge nella sua proprietà e si rinchiude in un bunker sotterraneo attrezzato per resistere ad una guerra nucleare.  L’intervento della polizia è immediato, ma entrare nel rifugio senza mettere in pericolo il bambino sembra impossibile. Le autorità portano avanti le trattative mentre arrivano le squadre speciali, quelle dell’FBI e quelle dell’esercito che mettono a disposizione apparecchiature incredibili per spiare il rapitore. Dopo 5 giorni d trattative, la situazione precipita e si passa all’azione. Bomba accecante che squarcia la penombra della casamatta e in un attimo, quello che ci vuole per uccidere una persona con un fucile automatico d’assalto, la vittima è libera e il rapitore è morto. Precisione chirurgica, operazione perfetta, sembra una pellicola hollywodiana tipo Squadra SWAT. Dykes era un paranoico, noto alla polizia locale e a tutta la popolazione di Midland City per la sua instabilità, stava per essere processato per aver ucciso a bastonate il cane dei vicini, per quale motivo una persona così era in grado di detenere una pistola? Non concedere il permesso di avere un’arma a Mr J.L. Dycks avrebbe evitato tutto questo.

Sthepenville, Texas, Chris Kyle di 39 anni, ex militare, pluridecorato e noto come il cecchino più letale d’america, soprannominato dai talebani “al Shaitan” o “The Devil” il diavolo, autore del bestseller “American Sniper” in cui racconta le sue imprese balistiche, è morto lo scorso sabato. Ucciso insieme ad un suo amico e commilitone, Chad Littlefield di 35 anni. Il killer è un terzo ex soldato Eddie Ray Routh di 25 anni. L’assassino è stato arrestato dalla polizia, le cause dell’accaduto non sono ancora chiare. I fatti dicono che i tre uomini, sabato mattina si stavano recando insieme in un poligono di tiro quando senza motivo apparente Routh ha deciso di usare come bersagli i suoi due amici. Chris Kyle si era più volte schierato pubblicamente contro la politica del Presidente Obama di restrizione sulle armi, più di una volta aveva invocato il secondo emendamento della Costituzione statunitense che garantisce il diritto di possedere armi, chissà se potendo predire il suo destino sarebbe della stessa opinione.

Minneapolis, Minnesota, ieri il Presidente Barak Obama  in un intervento per la revisione sulla legge del possesso delle armi da fuoco, in discussione al Congresso degli Stati Uniti d’America in questi giorni – con una lobby delle armi , la National Rifle Association, pronta a dare battaglia contro ogni cambiamento ostruzionista –  parla di “tempo di agire” e non di “essere d’accordo”, parla di comune “buon senso” per evitare le stragi e i massacri (Newtown, Denver, Columbine) ma anche le sparatorie casuali.

Obama sa che la cultura del secondo emendamento ha radici forti (è un diritto inviolabile pari a quello del voto e della libertà di espressione) e lontane nella cultura americana, occorre risalire al tempo delle colonizzazioni europee, dell’Impero Britannico e Spagnolo, quando gli americani di allora avevano solo le armi per difendere territori, case e famiglie. Quindi l’approccio del neorieletto Presidente è misurato, si parte dal tentativo di fare alcuni e “semplici” cambiamenti di base.  Sostanzialmente si parla di come e chi possa ottenere la licenza e che tipo di armi possano essere ottenute dalla gente comune. Si parla di obbligo per una maggiore rigidità e accuratezza nelle ricerche del passato (fedina penale) di chi tenta di acquistare un’arma e del divieto assoluto di vendita di armi da guerra. Si  parla anche di informazione e sensibilizzazione antiviolenza tra i giovani, ed il Presidente porta come esempio proprio la “good practice” del Minnesota, dove è stato registrato un calo del 40% sugli omicidi tra i giovani grazie ad un programma di sensibilizzazione nelle scuole.
Se queste come le chiama Barak Obama “common-sense measures” fossero supportate da Democratici, Repubblicani ed Indipendenti e da tutti i “responsabili proprietari di armi da fuoco”, se si riuscissero a superare differenze culturali e  (utopicamente!) a mettere da parte gli interessi economici, si potrebbero evitare le storie di Ethan che malato e a soli 5 anni dovrà fare i conti con i postumi di una terribile esperienza, del cecchino Chris che avrebbe potuto continuare a fare l’eroe nazionale e partecipare a reality a tema e si potrebbe evitare il ripetersi di stragi di massa, che solo nel primo mandato Obama sono state ben quattro.
Noi – o almeno alcuni di noi – spettatori di oltre oceano ci auguriamo che il “comune buon senso” prevalga sull’istinto da cowboy made in Usa. Il cambiamento di rotta americano sulle armi ci terrebbe forse al riparo da futuri tentativi di importazione del “diritto” di armarsi anche in Italia. E forse potremmo perfino evitare che lo slogan “una pistola per tutti” finisca nelle “fantaproposte” del nostro Silvione nazionale.

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