Siria. A due anni dalla proteste ancora orrori. La denuncia di Amnesty

ROMA – A due anni dall’inizio delle proteste pacifiche contro il governo, la Siria è impantanata in un sanguinoso conflitto in cui entrambe le parti sono responsabili di crimini di guerra.

Lo rileva uno studio di Amnesty International che sottolinea che il regime «continua a bombardare indiscriminatamente i civili, spesso con armi bandite a livello internazionale e abbattendo interi quartieri». Inoltre, aggiunge Amnesty, «i detenuti sono regolarmente sottoposti a torture, sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali». «Mentre la vasta maggioranza dei crimini di guerra e di altre gravi violazioni dei diritti continua a essere commessa dalle forze governative, le nostre ricerche hanno messo in luce un’escalation di abusi da parte dei gruppi armati di opposizione» ha dichiarato Ann Harrison, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord dell’organizzazione.

«Se non verranno affrontate, queste azioni si faranno ancora più radicate nel conflitto. È fondamentale che tutti sappiano che verranno chiamati a risponderne» ha proseguito Harrison che ha raccontato particolari raccapriccianti della guerra come ad esempio quelli del fiume Kweik che restituisce corpi di uomini e ragazzi, uccisi con un colpo alla testa, le mani legate dietro la  schiena. I corpi, trasportati dalla corrente, provengono da una zona della città sotto il controllo delle forze governative. Tra quelli trovati nella prima settimana di marzo, c’erano un ragazzo di 12 anni e suo padre, precedentemente scomparsi come altri nella zona controllata dal governo. «I bambini e i ragazzi vengono uccisi e feriti sempre più spesso nei bombardamenti compiuti dalle forze governative. Molti hanno visto i loro genitori, fratelli e vicini fatti a pezzi davanti ai loro occhi. Sono sempre più esposti a orrori inimmaginabili» ha sottolineato Harrison.  «A ogni ora d’indecisione da parte della comunità internazionale, il numero dei morti aumenta – ha concluso la Harrison -. Quanti altri civili dovranno morire prima che il Consiglio di sicurezza riferisca la situazione della Siria al procuratore della Corte penale internazionale, affinchè chi ha compiuto questi orrendi crimini sia chiamato a risponderne?».

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