Spagna. Storico calo demografico. Gli immigrati se ne vanno, gli spagnoli ci pensano

I dati ufficiali parlano di uno calo dello 0.47%. Ma potrebbe essere anche peggio

MADRID – La Spagna non è più l’Eldorado di un tempo. Lo stanno a dimostrare i dati demografici rilasciati dall’INE, l’istituto nazionale statistico spagnolo. Per la prima volta nella sua storia c’è stato un calo della popolazione: 205.788 rispetto alle rilevazioni dell’anno passato. Che corrisponde allo 0,47% in meno dovuto al calo degli stranieri, partiti per altri paesi o ritornati nel proprio paese di origine per via della congiuntura economica che sta attraversando tutta la penisola. Un calo nemmeno minimamente colmabile con l’aumento delle nascite al netto dei decessi. Infatti, sempre secondo i dati INE il numero degli stranieri è sceso 216.125 persone, il 3,8% in meno. Mentre quello degli autoctoni è salito di 10.337 persone: solo lo 0,02% della popolazione che si attesta a 47.059.533 totale.

E’ la prima volta dal 1857, primo censimento della nella storia spagnola che registrò 15.464.310 abitanti, che si avviene un calo demografico. Una perdita di attrattività che secondo molti potrebbe essere anche peggiore dei dati illustrati. Quando si arriva in Spagna, infatti, è necessario iscriversi ad un registro presso il comune dove si risiede. Questa prassi deve essere rinnovata ogni due anni, ma se in questo periodo di tempo ci si trasferisce oltreconfine, abbandonando il Paese, si rimane comunque iscritti. Una falla nel sistema che rende indeterminata la cifra esatta della popolazione straniera. Dati che potrebbero risultare peggiori del previsto, visto che sicuramente negli ultimi due anni, vista la crisi, il trend certamente non può essere inverso.

A far meno di Tortillas e Paella e le altre prelibatezze culinarie spagnole, tanto per dare qualche numero, sono stati soprattutto i tedeschi: (-7,9%) seguiti dai britannici (-3,7%). Ma anche bulgari (-4,4%) e rumeni (-3,2%). Mentre tra le popolazioni extra europee clamorosa la despedida degli ecuadoregni: -15%. Seguono Argentini (10,8%) Colombiani (10%) e Boliviani (7,3 %). Un trend che attraversa tutta la penisola tranne Melilla, la città autonoma situata sulla costa orientale del Marocco, in Africa del Nord, che a registrato un aumento del 3,5% rispetto al 2012. Mentre la peggiore situazione dal punto di vista della natalità si registra nel Principato delle Asturias, al nord, da anni in crisi di natalità e che fa registrare un calo della popolazione dello 0,9%.

In molti però sottolineano come a questi dati vadano aggiunti quelli degli emigranti spagnoli. Su cui il governo fa orecchie da mercante. “Gli spagnoli sono diventati emigranti che da fuori spediscono denaro ai familiari per farli sopravvivere ” sostiene il sito Parainmigrantes.info . Molte persone si vedono costrette a trasferirsi in altri paesi, anche extra-europei senza che vengano fatte politiche volte a contrastare questo fenomeno, che si accentua nelle figure professionali più qualificate ma che si sta espandendo sempre più anche nei semplici padri di famiglia. Dati della disoccupazione alla mano. I nuovi dati ufficiali non sono ancora disponibili, ma secondo quelli forniti dalle agenzie solo negli ultime tre mesi ci sarebbe stato un ulteriore calo dell’impiego pari a 340 mila posti di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2012 (+4.6% su base annua). Un dramma che affligge il 27% della popolazione circa. Il 53,2% dei giovani. Non proprio numeri che inducono all’ottimismo e al “No pasa Nada”.

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