Grecia. L’austerity deve tener conto dei diritti umani. Lo dice l’Onu alla Troika

ATENE – Le misure di austerity imposte alla Grecia non tengono conto dei diritti umani. Una questione su cui la Troika, il trittico imposto da Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Unione Europea dovrebbero cominciare a riflettere. Parole allarmanti quelle Cephas Lumina, un esperto indipendente delle Nazioni Unite a margine dei quattro giorni trascorsi in Grecia.

“E evidente che le eccessive misure di austerity hanno portato a una eccessiva contrazione dell’economia con costi sociali significativi per la popolazione, che includono un tasso di disoccupazione alto, povertà, diseguaglianza. Persino una crescita dei senza tetto”. Secondo Lumina l’aumento della disoccupazione e il taglio dei benefici ha lasciato un numero sempre crescente di cittadini greci senza assicurazione sanitaria e il 10% della popolazione a vivere in “estrema povertà”.

I dati economici degli ellenici, al sesto anno di recessione sono allarmanti. Il tasso di disoccupazione è al 27.2 %. Lo stesso della Spagna. Ma in Grecia i disoccupati sono triplicati dal 2009. Un dato che può anche peggiorare secondo gli analisti. Soprattutto se si considera che il Pil a fine anno vedrà una caduta di almeno il 4.5%. Ma il dato che preoccupa sempre più Lumina sono gli ammortizzatori sociali: solo una piccolissima parte percepisce indennità. Ma chi lavora non sta meglio: “Circa il 31% della popolazione greca guadagna meno del 60% del reddito medio, che determina per convenzione la soglia di povertà”. Una situazione che ha portato a crescere la situazione dei senzatetto. Che sono in 20 mila secondo l’ONG “Klimaka”. Il 30% dei quali è ad Atene. Ma nessun calcolo ufficiale, al momento, è stato fatto da fonti istituzionali. In 200 si sono radunati in quella che è stata ribattezzata la rivolta silenziosa di piazza Syntagma, la piazza in cui nei mesi scorsi si è bruciata la rabbia dei greci. Non lontana dal Parlamento.

Molti protagonisti delle proteste di piazza di questi anni sono emigrati. E questo fa capire come i dati, sgravati da queste emigrazioni verso lidi più rigogliosi, sono più gravi di quanto i numeri dicano. Il prossimo appuntamento per la protesta è per il primo maggio, quando i sindacati hanno indetto uno sciopero generale per protestare contro i tagli imposti dai governi internazionali a Samaras, il premier conservatore che guida le larghe intese che sostengono l’Esecutivo di quella che un tempo fu la culla della democrazia.

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