Elezioni Gran Bretagna. Sale il sentimento anti europeo degli indipendentisti-razzisti

LONDRA – Si sono dichiarati “l’opposizione ufficiale”, in virtù di un exploit alle consultazioni amministrative britanniche: il 26% medio dei consensi.

Il gelido vento eurofobico soffia sul Regno Unito. Le urne hanno restituito una conformazione dei governi periferici del tutto mutata e qualora fossero considerate un banchetto di prova in vista delle elezioni del 2015 i conservatori di David Cameron possono iniziare ufficialmente a preoccuparsi.

Lo dicono i numeri e i fatti: il partito del Ukip (lo UK Indipendence Party) ha eroso il consenso all’alleanza di governo tra i conservatori e i neo-liberali degli Sdp, portando il partito guidato da Nigel Farage, che ha come principale obiettivo l’uscita dall’Unione Europea, oltre le più rosee opposizioni. «Dobbiamo rispettare gli elettori che hanno deciso di votare per questo partito», ha detto ieri abbozzando dinnanzi a un crollo del consenso che su base nazionale sfiora il 10 per cento. Lo Ukip, che attualmente non siede a Westminster ma solo all’europarlamento di Bruxelles è andato circa il 10% dei voti oltre alle aspettative. Ha conquistato Nel voto c’erano in ballo 2.300 seggi, il controllo di 35 enti locali e anche l’elezione di un parlamentare nel collegio elettorale di South Shields. Forse la più grande sconfitta per i Tories è andata in scena nel Lincolnshire, dove hanno perso il controllo del consiglio, mentre lo Ukip ha guadagnato ben 16 seggi. Ma una perdita di consensi si è verificata anche nell’Essex e nel Hampshire. In totale lo Ukip ha guadagnato 130 seggi. Il calo più vistoso è stato quello de liberali democratici: 14%. I più votati, secondo i dati della BBC sono stati i Laburisti: 29% e i Conservatori al 25%.

La cosa più preoccupante è che secondo gli esperti, la crescita dello Ukip rappresenta una vittoria basata sul fatto che “lo Ukip attualmente parla la lingua di milioni di votanti”. E stiamo parlando di un partito che spesso è stato etichettato sui come anti-europeo, ma anche come un partito razzista. Ma secondo molti il vero successo sta nel cavalcare, i sentimenti avversi all’immigrazione, al naturale calo dei consensi a metà della legislatura, al fatto che la crisi economica si stia affacciando tra i sudditi di sua Maestà. Lo hanno illustrato gli indicatori economici, che sono stati rivisti al ribasso dalle agenzie di rating (Fitch le ha tolto la tripla A) ma anche dall’Istat inglese: con una disoccupazione in aumento: il 7,9% della popolazione, e con il Pil in rallentamento (+0,3% nel primo trimestre 2013). Tutte situazioni che hanno evidenziato lo spazio tra chi governa e chi è governato. Uno spread sociale rimarcato. Una fessura dove si è infilato il populismo anti-europeo, che rappresenta un sentimento, spesso latente in tutto il “Regno di Elisabetta”.

“Se parli alla élite del Westminster ti diranno che è solo un voto di protesta. Niente di realmente preoccupante” tuona Nigel Farage. “Ma chi mi incontra mi dice: Nigel, noi ti votiamo perché crediamo in quello che dici” ha proseguito. “Noi ascoltiamo il messaggio, capiamo quello che la gente vuole. Ossia un paese che cambi velocemente. E’ questo che chiedono nei prossimi due anni. “Cambieremo la politica inglese” ha concluso a Sky.

A ben vedere quello dello Ukip, i pagliacci della politica fino a pochi mesi fa, rappresenta il partito che più ha dimostrato di avere un radicamento sul territorio, e una straordinaria capacità di mobilitazione delle masse. Anche per la lotta all’austerity imposta da Cameron. Il che equivale a dire che le sue utopie sull’uscita del Regno Unito dall’unione vedranno tentativi di intercettazione di consensi da qui ai prossimi due anni da parte di Cameron. E’ da leggere in questo trend il ventilato referendum sul “dentro o fuori” dall’Ue annunciato a cavallo tra gennaio e febbraio. E altre manifestazioni del genere sono attese nei prossimi mesi. Tempi duri per l’Europa dei Popoli.

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