Spagna. Le proteste di piazza frenano la riforma scolastica di Wert

MADRID – Il Governo Rajoy arretra sulla riforma della scuola pubblica in Spagna. Almeno per il momento. L’effetto tsunami verde che ha imbrattato le piazze spagnole nella giornata di ieri ha fatto saltare l’approvazione dell’ottava riforma scolastica in 40 anni di democrazia. Decine di migliaia i protestanti.

Giovani e non, per impedire un ridimensionamento dell’apparato formativo iberico. Ritenuto inefficiente per via dei dati sull’abbandono scolastico: circa il 60%.

Il progetto doveva essere discusso oggi, ma è saltato. Posticipato, secondo quanto emerge dalla Moncloa. “Il progetto sarà comunque approvato questo mese di maggio” fanno sapere dal Governo. Ma resta il fatto che la mobilitazione della piattaforma a difesa della scuola pubblica abbia certamente aperto delle falle nelle certezze dell’Esecutivo. “I pilastri fondamentali rimarranno inalterati” fanno sapere dall’esecutivo. Un pugno duro che più che altro appare una difesa all’ideatore della riforma. La portavoce del Governo Soraya Saenz de Santamaria ha infatti, rafforzato la validità della riforma. “Si tratta di un nuovo sistema in linea la necessità di migliorie qualitative al sistema attualmente vigente” ha detto. Tuttavia ha anche “ delle osservazioni che devono essere ascoltate e valutate” ha detto Santamaria. Sia prima della presentazione del progetto, che dopo gli iter parlamentari. Tutti elementi che fanno pensare che la giustificazione ufficiale dello stop, additata alla verifica delle coperture economiche della riforma, siano solo di facciata. Tanto per salvare il salvabile in un governo la cui fiducia del popolo è ai minimi storici.

Secondo i dati che emergono dalla stampa iberica, sarebbero 500 mila docenti delle scuole, 100 mila insegnanti universitari, 5.5 milioni di studenti e 1.4 milioni di studenti universitari che sono scesi in piazza per protestare contro all’ “offerta al ribasso” del Governo in tema di formazione educativa. Uno sciopero generale che ha avuto un successo tale che le delegazioni sindacali hanno chiesto le dimissioni del ministro Wert. “Vogliamo un ministro dell’educazione più dialogante”. Ma anche: “Il governo ha più testa del suo ministro” le esternazioni del comparto scolastico delle organizzazioni sindacali Stes e Ugt. Mentre i cartelli della gente hanno parlato chiaro: “La crisi la paghino i veri colpevoli”. Questa “Ley Wert” proprio non piace.

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