Armi chimiche in Siria. Kerry, prove solide di utilizzo da parte di Assad

Lo ha detto il segretario di stato degli Stati Uniti in webchat. L’intervento appare sempre più prossimo

WASHINGTON – Gli stati uniti pensano di avere prove solide dell’utilizzo di armi chimiche da parte del Regime di Assad. E’ quanto dichiarato dal Segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry in una web chat organizzata da Google +, il dipartimento di Stato e l’emittente televisiva NBC.

“La scelta terribile compiuta dal regime del presidente siriano Bashar al Assad per la sua volontà di uccidere tra le 70mila e le 100mila persone del suo stesso popolo, del ricorso ai gas per i quali pensiamo di avere solide prove sul loro utilizzo”. Ha dichiarato l’esponente Repubblicano.

Quali siano queste prove, non sono informazioni accessibili. Certo è che su questo utilizzo oramai sono diventate una binomio quasi inscindibile con gli eventi siriani. Le ultime dichiarazioni sull’argomento erano state rilasciate dal magistrato svizzero Carla dal Ponte, esperta delle diatribe dell’ex Jugoslavia, che aveva riportato tesi differenti sull’origine di questi attentati. In possesso dell’ex procuratore del Tribunale penale internazionale e membro della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite, ci sarebbero testimonianze che vedono protagonisti dell’utilizzo di armamenti a base di Gas Sarin da parte dei miliziani. Non di Assad. Ma gli Stati uniti non sono d’accordo. Dove sia la verità non si sa. Certo è che se si uniscono le prove riportate dalla Gran Bretagna, le pressioni del ministro degli esteri francese Laurent Fabius, l’asticella pone sempre di più e sempre più prepotentemente dalla parte dell’interventismo internazionale. Soprattutto perché, è noto, l’utilizzo di armi chimiche, da sempre descritte a torto o a ragione come di atrocità sopraelevata a quelle comuni, rappresenta il limite da non oltrepassare imposto dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama per evitare l’intervento dei caschi blu dell’Onu. Una posizione ribadita e rafforzata lo scorso aprile proprio dal presidente degli Stati Uniti, pronto a rivalutare la posizione attendista in caso di “prove inconfutabili”.

Delle prove inconfutabili potrebbero essere confutate il prossimo 16 maggio dal premier turico Edogan. Almeno 200 i missili “chimici” utilizzati da Assad durante gli attacchi ai miliziani. “E’ chiaro che il regime ha usato armi chimiche e missili”, ha detto in un’intervista alla NBC News, in cui ha sostenuto che la “linea rossa” fissata dal presidente Barack Obama “e’ stata passata molto tempo fa”. “Vogliamo che gli Usa si assumano più responsabilità e facciano altri passi” di cui “parleremo”, ha detto ancora Erdogan.

I segnali di disgelo tra Russia e Stati Uniti, avvenuti proprio con la visita dal capo diplomatico americano a Putin, sono da intendere proprio come un acceleramento delle posizioni interventiste. A Maggio ci potrebbe essere la conferenza internazionale sulla Siria. In ballo c’è un governo di transizione per il ritorno alla normalità in medio oriente. E’ noto che Mosca abbia posizioni divergenti rispetto alle principali capitali Europee. Londra e Parigi su tutti. Non è un caso che ci siano state delle smentite sulla vendita di armi alla Siria, secondo cui sarebbero state vendute armi di difesa aerea in conformità con le norme internazionali. Non armi da utilizzare contro i civili, comunque. Ma dalle notizie che sono emerse le armi vendute sono chiamate S-300, che altro non sono che un missile terra aria capace di intercettare e abbattere aerei e missili in un raggio di circa 230 chilometri. 144 missili per 900 milioni di dollari. Una sorta di immunità aerea, secondo gli esperti. Altro che intervento pacificatore russo contro Assad. In futuro potrebbero esser dati alla Siria anche armi più offensive, in grado di colpire i caccia americani nelle basi contigue. Ma anche in questo caso non ci sono conferme.

Saranno suggestioni, ma l’immagine che Parigi e Londra che tirano per la giacchetta Washington per intervento in Siria è sempre più evidente. Così come il ruolo della Russia, che fa buon viso a cattivo gioco vendendo la difesa aerea ad Assad e rassicurando la comunità internazionale. In questo senso le tensioni su Cipro tra Europa e Mosca, sono tutti segnali di un riaccendersi di frizioni mai veramente sopite. E il prelievo forzosi ai conti bancari a Cipro, paradiso fiscale su cui i Russi avevano fatto più che un investimento, rappresenta solo un altro segno di tensione tra Mosca e le principali cancellerie europee. Con buona pace dei civili siriani, da 700 giorni sotto le bombe. Altro che armi chimiche e linee rosse.

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