Guerra in Serbia. Condannata la torturatrice Monika Ilic, sedicenne “ragazza mostro”

SARAJEVO – Quattro anni di carcere per trattamenti disumani durante la guerra in Bosnia. E’ la pena detentiva inflitta da un tribunale di Brcko (nordest della Bosnia-Erzegovina) a quattro anni di carcere la serbo-bosniaca Monika Karan Ilic, accusata di crimini di guerra commessi contro civili non serbi all’inizio della guerra di Bosnia (1992-1995).

Secondo alcuni la sedicenne sarebbe arrivata persino a cavare gli occhi dei prigionieri con degli uncini. La condanna in primo grado di colei che era conosciuta con il soprannome “il mostro dal viso di bambina”, oggi 37enne, ma all’epoca dei fatti sedicenne, è la terza di questo genere inflitta ad una esponente del genere femminile. L’unica differenza è che in quelle circostanze, a essere condannate, erano state una croata e una bosniaca-musulmana, e che nel primo caso le etnie serbe erano dalla parte delle vittime.

Non certo un pedigree da salubre per Monika Karan Ilic. A diciotto anni era sposata con Goran Jelisic, detto da alcuni “L’Adolf serbo”. Jelisic fu condannato dal Tribunale internazionale dell’Aja (Tpi) nel 2001 a 40 anni di carcere per crimini perpetrati nel campo di Luka. Le sue azioni epurative portarono alla morte di oltre cento civili. Mentre sua madre, Vera Simonovic, gestiva negli stessi anni ma a Brcko un bar-bordello dove furono stuprate ragazze e donne non serbe. Questo almeno è quanto riportato da Blitzquotidiano. La condanna di oggi chiude uno dei capitoli più sanguinosi del conflitto in Bosnia. La Ilic era inseguita da un mandato di cattura internazionale, ed è stata beccata nella città in cui vive l’attuale fidanzato, Nebojsa Stojanov lo scorso dicembre.

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