Giappone. Pesci e acque contaminate. Ancora danni a Fukushima

TOKYO – Pescato un branzino a pochi con tassi di radioattività dieci volte superiore a quello consentito a pochi chilometri di distanza dal disastro di Fukushima. E’ successo presso la prefettura di Ibaraki, 3 milioni di abitanti a nord-est di Tokyo.

Il pesce, pescato lo scorso 4 luglio presso la città di Hitachi presenta una quantità di cesio radioattivo superiore a 1.000 becquerel per chilo. Quando il tasso consentito da quelle parti è di 100 Bq/kg. Ovviamente l’esemplare catturato non è stato messo in commercio, ma concretizza quanto sia alto ancora l’inquinamento dopo l’incidente alla centrale nucleare di Fukishima, avvenuto l’11 marzo 2011 a seguito di un terremoto e del conseguente tsunami del Tohoku.

Notizia quest’ultima che fa eco a quella divulgata la scorsa settimana dalla Tepco. La società che gestisce la centrale ha dichiarato di aver registrato un nuovo livello di radioattività di alcune decine di volte superiore rispetto a quanto consentito nelle acque sotterranee presente ai piedi dei reattori. Un punto non lontano dall’Oceano. A causarne la contaminazione potrebbe essere stata la lenta migrazione sotterranea attraverso la nappa freatica di prodotti della fissione dispersi durante le esplosioni nei reattori. Un’ipotesi, quest’ultima, che è stata definita “plausibile ma non certa” da Thierry Charles, direttore generale aggiunto dell’Istituto francese di radioprotezione e sicurezza nucleare.

Queste notizie si inseriscono nel dibattito sul nucleare, che in Giappone tiene sempre banco. Nei giorni scorsi la Tepco aveva chiesto comprensione al governatore di Nigata, nel lato opposto dell’arcipelago rispetto al sito del disastro, di aver comprensione e di non opporsi alla riaccensione di alcuni reattori della centrale Kashiwazaki-Kariwa. Ma la risposta di Hirohiko Izumida fu secca: “LaTepco deve completare di analizzare le cause dell’incidente di Fukushima”. Attualmente 48 dei 50 reattori dell’arcipelago sono fermi a seguito dello switch off annunciato e poi smentito dai premier asiatici.  

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