Grecia, mazzata sugli statali: via 25mila posti di lavoro

ATENE – Ennesima sforbiciata nelle casse di Atene. Nella notte il Parlamento ellenico ha approvato con 153 voti a favore dei 297 parlamentari presenti su 300 il taglio di 25.000 addetti al settore pubblico. Si tratta del compromesso imposto dalla Troika, il trittico composto da Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e Commissione Europea, per lo sblocco dei quasi 7 milioni di euro di aiuti necessari per pagare pensioni, stipendi e servizi pubblici.

La misura è stata da tempo oggetto di proteste da parte dei sindacati e degli amministratori locali, veri destinatari di questa manovra di austerity. Meno insegnanti, meno funzionari pubblici. Solo i magistrati e i gli ufficiali di polizia municipali operanti in comuni con una popolazione inferiore ai 5mila abitanti sono le categorie esenti dal provvedimento. Mentre saranno salvaguardate quelle famiglie con un almeno un membro disabile. Durante le varie riunioni di trattativa è stato possibile far lievitare dai 6.000 a 12.000 euro il reddito minimo per essere esenti dal provvedimento. Per gli sfortunati sarà vita stravolta. Il provvedimento stavolta va a colpire la carne viva della vita pubblica ellenica: il lavoro e le funzioni pubbliche, cuore pulsante di uno stato. Per gli “esodati” è previsto un periodo di 8 mesi in cui percepiranno uno stipendio ridotto: circa l’75% rispetto a quello passato. Nel frattempo o saranno reintegrati in qualche altra amministrazione oppure saranno licenziati definitivamente.

Non è bastato lo zuccherino del primo taglio delle tasse in quattro anni (Iva su beni alimentari tagliata del 10%, dal 23 percento iniziale) annunciato prima della votazione dal premier Antonis Samaras a stemperare la temperatura sociale della protesta, da giorni in agitazione per l’ennesima manovra lacrime e sangue del Governo.

Agitazioni che saranno vietate con la forza, dopo che ieri erano stati esplosi colpi di Kalasnikov contro la centrale di polizia di Atene. Cortei vietati dei fino alle ore 20, e manifestazioni di protesta rimandate a data da destinarsi. Questo per non creare ulteriori agitazioni e proteggere dalla furia delle piazze la visita del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble, non un idolo, per usare un eufemismo agli occhi della popolazione greca. Il ministro delle finanze è accorso in sostegno al premier Samaras, evidenziando la bontà e la necessità dell’operato dei governo a due teste Nea Democratia-Pasok, al primo vero banco di prova dopo l’abbandono dal governo delle larghe intese di Dimar, la sinistra democratica in rotta di collisione col partito conservatore del premier per la posizione tenuta sul caso Ert, la tv di stato chiusa senza batter ciglio e senza preavviso dal premier.

Nella conferenza stampa tenuta da Schauble assieme al suo omologo ellenico Yannis Stournaras si è detto molto impressionato dai progressi ottenuti nei conti pubblici greci, sottolineando che continuare la discussione sulla produttività o meno di queste misure sia lesiva. “Il mio consiglio è di abbandonare questa discussione. Dobbiamo attenerci a ciò che è stato concordato. Tutto il resto è nel bene della Grecia”. Tutto questo secondo il potente ministro delle finanze tedesco “coniugando crescita con austerità”. A tal fine saranno certamente utili i 100 milioni che il ministro ha intenzione di portare alla imprese greche. Una somma interamente finanziata dalla banca statale tedesca KfW.

Ma la critica impazza: in un duro editoriale apparso ieri sulla stampa ellenica l’economista Ioannis Varoufakis, ha annunciato che darebbe“nobel per la scemenza” alla Troika, visto che nonostante tutti questi sacrifici della gente, i conti economici greci sono ben lontani dall’essere migliorati, debito pubblico compreso: salito di 30 miliardi negli ultimi tre anni. Questo per citare uno di un vespaio di voci di un popolo allo stremo.

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