Siria. L’occidente chiede una risposta forte. Obama è per un’azione militare

ROMA – La UE chiede una risposta forte per l’attacco chimico del 21 agosto, sul quale peserebbero le responsabilità del regime di Assad.

Almeno questo è la posizione dell’alto rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton dopo la riunione dei capi delle diplomazie dei Ventisette a Vilnius.  Barack Obama, dal canto suo, è torna a ribadire la necessità di un’azione militare «limitata e mirata», argomento sul quale la Casa Bianca proprio ieri ha registrato la divisione dei membri del G20 di San Pietroburgo, con la netta contrapposizione di Mosca.

“Non possiamo – ha detto Obama –  ignorare attacchi con armi chimiche come questo, anche se succedessero dall’altra parte del mondo. Non rispondere a questo orribile attacco aumenterebbe i rischi di altri attacchi con armi chimiche, i rischi di farle cadere nelle mani di terroristi pronti a usarle contro di noi e manderebbe un pessimo segnale ad altre nazioni: che non ci sarebbero conseguenze se anch’esse le utilizzassero». «Tutto questo porrebbe serie minacce alla nostra sicurezza nazionale», ha insistito il presidente Usa richiamando «i membri del Congresso, di entrambi i partiti, a convergere in difesa di quell’idea di mondo in cui vogliamo vivere e vogliamo fare vivere i nostri figli e le generazioni future».
Nel frattempo si attende la risoluzione sul raid in Siria, limitato nel tempo e circoscritto, sarà messa ai voti del Senato Usa a partire da mercoledì 11, mentre il giorno prima Obama si rivolgerà nuovamente alla nazione dalla Casa Bianca per spiegare le ragioni dell’intervento militare a rassicurare i tantissimi americani (secondo recenti sondaggi, più del 50%) che tuttora non lo approvano.

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