Pakistan, isolotto emerge dopo il terremoto. I morti salgono a 327

ISLAMABAD – Tra gli effetti del devastante terremoto di 7,7 gradi della scala Richter che ha colpito in questi giorni la provincia del Baluchistan c’è l’emersione di un isolotto dai fondali marini che costeggiano la cittadina di Gwadar.

Alto circa venti metri e largo circa settanta, l’atollo si è manifestato a circa 400 chilometri dall’epicentro dell’isola. Si potrebbe trattare soltanto di “un castello di fango poggiato sul fondo marino”. Almeno questo è quanto riferisce Gianluca Valensise, sismologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Non quindi una deformazione della crosta terrestre, quindi. Solo un effetto indiretto del terremoto pachistano. Tra le possibili spiegazioni di questo curioso episodio ci può essere che la scossa possa aver generato pressioni elevate che avrebbero generato la liquefazione dei sedimenti sottomarini, che sarebbero emersi in superficie attraverso una frattura. La profondità di questi sedimenti sarebbe infatti solo di 6 metri, ed è probabile che nel giro di una anno la il mare ingoi nuovamente quanto emerso dopo il sisma.

Non è la prima volta che accade un fenomeno del genere. Anche in Italia è accaduto. Era il giugno del 1831 quando un vulcano sottomarino tra Sciacca e Pantelleria eruttò facendo emergere dalle acque del Canale di Sicilia l’Isola Ferdinandea. Breve fu la vita, di questo isolotto di fango, che si inabissò definitivamente nel 1832.

Tornando agli effetti sulla popolazione del sisma, si contano quantomeno 327 vittime. “Sei distretti – Awaran, Kech, Gwadar, Panjgur Chaghi e Khuzdar – e una popolazione di oltre 300.000 persone sono state colpite da questo terremoto”, ha detto il portavoce del governo provinciale. I soccorsi proseguono mentre la terra continua a tremare. Secondo fonti ufficiali almeno nove le scosse di assestamento comprese tra il 5,9 e 4,3 gradi Richter, che hanno fatto seguito alla prima.

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