Banglasdesh. Condannati a morte 153 militari per ammutinamento

DACCA – Un tribunale del Bangladesh ha pronunciato la condanna a morte per 152 soldati paramilitari con l’accusa di ammutinamento, avvenuto in una caserma di Dacca, nel febbraio 2009. Nel corso della rivolta, durata due giorni, vennero uccise 74 persone, delle quali 57 ufficiali dell’esercito.

Altri 157 ammutinati hanno ricevuto l’ergastolo mentre 271 sono state assolte. Manca ancora, però, la sentenza definitiva per la parte restante degli 846 soldati che parteciparono alla rivolta. 

All’epoca dei fatti queste guardie di confine erano conosciute come i Bangladesh Rifles,  ora Guardie di Confine del Bangladesh, che si ribellarono agli ufficiali per ottenere un aumento della loro paga, sovvenzioni per i loro pasti e più giorni di ferie.

L’ammutinamento avvenne due mesi dopo l’assunzione dell’incarico da parte dell’attuale  Primo Ministro  Sheikh Hasina, che pose fine a due anni di dittatura militare. La risposta alla rivolta da parte del governo, che non permise alle truppe regolari di intervenire, cercando invece un’intermediazione, annulata dopo aver trovato numerosi cadaveri nelle fogne e in alcune fosse comuni, creò non poche tensioni tra questo, Hasina in primis, e i capi dell’esercito. 

Dura la critica da parte del Human Rights Watch (Hrw) di New York dopo aver preso atto della sentenza da parte delle autorità del Bangladesh, in quanto, secondo loro, le autorità non avrebbero seguito un iter giudiziario corretto, facendo ricorso alla tortura e a numerosi abusi pur di ottenere confessioni utili a pronunciare la condanna a morte. Infatti, secondo fonti della divisione asiatica dell’Hrw, 47 sospettati sarebbero morti durante la custodia, senza nemmeno avere la possibilità di fare ricorso ad un avvocato.

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