Russia, Pussy Riot. I legali di Nadezhda si appellano alla corte suprema. Da 18 giorni perse le sue tracce

MOSCA – I legali di Nadezhda Tolokonnikova, musicista in carcere della band punk femminista russa Pussy Riot, hanno presentato appello alla Corte suprema russa per la sua liberazione. Lo riferisce il quotidiano Vedomosti nel giorno del 24esimo compleanno della ragazza, di cui si sono perse le tracce da più di due settimane, dopo l’annuncio del suo trasferimento in un nuovo penitenziario dal carcere della Mordovia nel quale aveva denunciato di aver subito minacce.

Il team di difensori di Tolokonnikova ha presentato l’appello  all’ombudsman per i diritti umani Vladimir Lukin, il quale ha promesso di appoggiarlo, scrive Vedomosti. 

Ad agosto 2012 Tolokonnikova e due altre componenti della band sono state condannate a due anni di carcere per teppismo con l’aggravante dell’odio religioso per aver cantato una ‘preghiera punk’ nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, contro Vladimir Putin e il capo della Chiesa ortodossa, il Patriarca Kirill, suo sostenitore. 

Tolokonnikova è stata trasferita dal carcere della Mordovia dove scontava la sua pena dopo aver avviato uno sciopero della fame contro le condizioni della sua detenzione e dopo aver chiesto l’apertura di un’inchiesta penale contro una guardia carceraria che l’avrebbe minacciata di morte. Ma da 18 giorni si sono perse le sue tracce. Secondo il marito di Tolokonnikova, Pyotr Verzilov, la Pussy Riot sarebbe partita alla volta di un penitenziario nella regione di Krasnoyarsk, in Siberia, a 3.400 chilometri da Mosca, ma l’informazione non è stata per il momento confermata ufficialmente.

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