Cina. Basta campi di lavoro, più flessibilità sui figli

SHANGAI –  Dopo anni di svariati micro-esperimenti a livello locale, le autorità cinesi, con l’ apporto del presidente Xi Jinping, decidono che è arrivato il momento, per la Cina, di cambiare volto  e di dare una svolta a quella filosofia che per decenni l’aveva contraddistinta. 

Dopo la riunione del comitato centrale del partito comunista, terminato lo scorso martedì, le conclusioni che sono state rese note dall’ agenzia Nuova Cina, è che quest’ ultima sopprimerà il sistema dei campi di lavoro al fine di migliorare i diritti umani e le pratiche giudiziarie. I punti cardine su cui si basa questa riforma sono cinque: progressiva eliminazione dei campi di lavoro, creati intorno agl’anni ’50 dove capitalisti e rivoluzionari venivano sfruttati in campagne e fabbriche, anche senza aver mai commesso crimini specifici, ma perché considerati una minaccia per la sicurezza o semplicemente considerati soggetti non produttivi; la più importante riforma è probabilmente quella dello stop all’imposizione del figlio unico, dove dal 1970 solo se entrambi i genitori erano figli unici potevano avere due figli, continuando di questo passo, l’ombra del pericolo “uomini soli” sarebbe diventata presto un vero e proprio pericolo in quanto nel giro di pochi anni sarebbero stati migliaia gli abitanti senza una compagna a causa dello sbilanciamento delle crescite a favore del genere maschile, messa in atto anche con metodi violentissimi (come per esempio gli aborti forzati in maternità) ha portato anche a un rapido invecchiamento della popolazione; una riduzione graduale dei crimini soggetti alla pena di morte, in quanto la Cina è ancora oggi il primo paese al mondo per numero di esecuzioni; verranno migliorate le leggi che riguardano le punizioni, dove verrà prestata più attenzione nell’ aiuto dei detenuti a tornare alla società; maggiore interesse verso il settore dell’ economia, più spazio alla proprietà terriera, al settore privato.

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