I genitori di Francesco Saverio Positano, morto in Afghanistan, scrivono a Napolitano

ROMA – «Caro presidente, faccia quanto in suo potere perchè siano riaperte le indagini sulla morte di Francesco, così da trovare la verità che fino ad oggi ci è stata negata». Lo scrivono in una lettera al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, i coniugi Luigi e Rosa Positano, genitori di Francesco Saverio, il caporalmaggiore scelto degli Alpini morto a 29 anni il 23 giugno 2010 in missione in Aghanistan. «Il racconto reso dai commilitoni di nostro figlio – affermano i coniugi Positano – descrive una caduta di Francesco a ‘peso morto’, ‘in avanti», durante una ‘operazione di ricognizione tecnica lungo l’itinerariò ‘Bretella aeroportuale Est – Ring Road’ tra Herat e Shindand«, »caduta che gli ha procurato serissime e letali lesioni craniche«. Forse anche per questa ipotesi di ‘malore’ la Procura di Roma, »e precisamente il dott.Paolo Ielo« ha iscritto l’accaduto nel »registro che è quello riservato alle notizie non costituenti reato«.

Citando il referto autoptico eseguito dai loro consulenti sul cadavere del figlio, i coniugi sottolineano la necessità di »una perizia cinematica che, alla luce degli elementi a disposizione, vada a ricostruire la dinamica del fatto«, anche se – aggiungono – »di una cosa sono però certi« i consulenti: se Francesco è davvero caduto dal Buffalo, questo doveva essere necessariamente in movimento. Non c’è alcuno spazio per l’ipotesi della caduta dal mezzo fermo». «D’altra parte – proseguono i genitori del militare morto in Afghanistan – caro Presidente, si immagini un ragazzone in ottima salute che cade da 2 metri di altezza, perchè questa è l’altezza della piattaforma da cui sarebbe caduto Francesco, e si frantuma il cranio in mille pezzi, si devia la mandibola, le sue orbite si dislocano: neppure se cadeva dal settimo piano poteva procurarsi quelle lesioni». Del resto – continuano – anche il pm Ielo, archiviando le indagini, ha ipotizzato una «repentina ripartenza del mezzo blindato mentre il Positano non aveva, verosimilmente, recuperato una posizione di piena stabilità». «Conclusioni – sostengono i genitori di Francesco – che possono sostenere un’accusa nei confronti dei responsabili individuati, o quanto meno possono portare ad approfondire le indagini sul fatto». Di fronte a questa archiviazione – spiegano – «è come morire una seconda volta, caro Presidente. Non si può comprendere lo stato d’animo, la pugnalata che ti trafigge il cuore per la seconda volta. Ti senti tradito, beffeggiato, deluso. Dallo Stato. Quello Stato che i suoi cittadini deve proteggere sempre, tutelare e non tradire ed abbandonare». «Certo la verità non potrà ridarcelo – concludono Luigi e Rosa Positano – ma potrà rendere meno doloroso il pensiero della sua morte perchè sapremo che avrà trovato giustizia. La verità ci aiuterebbe a sopravvivere, perchè certo di vivere non può più parlarsi, e a convivere con il dolore per la perdita del nostro amato, insostituibile figlio Francesco».

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