Iraq, bruciano i cadaveri degli insorti. Nuovi guai per soldati Usa

WASHINGTON – Sono stati ritratti mentre ponevano benzina sui corpi privi di vita di presunti insorti iracheni. Nuovi guai per l’esercito statunitense. Il sito americano “Tmz” ha infatti pubblicato alcune foto che ritraggono alcuni membri dell’esercito che inveiscono contro alcuni cadaveri. Le foto giunte in possesso del sito sono in totale 41. Alcune troppo orrende per essere mostrate. Quelle pubblicate di certo non sono gradevoli alla vista. In alcune si nota come dei soldati americani versino benzina sui cadaveri a terra. In altre come questi cadaveri prendono fuoco. In alcune si scorge come un soldato frughi tra le tasche del defunto. Tra quelle non mostrate, invece, ci sarebbero almeno dodici cadaveri completamente coperti da mosche, e in alcuni casi sono in preda ai morsi di cani. 

Dopo esser state pubblicate, le foto sono state girate al Pentagono, il ministero della difesa degli Stati Uniti, che ha ufficialmente fatto aprire un’inchiesta sull’operato all’esercito americano.

Secondo quanto emerge le foto risalirebbero al 2004 e sarebbero state scattate a Fallujah.

Il colonnello Steve Warren, capo ufficio stampa del dipartimento della difesa, è convinto che le foto siano sufficienti per far scattare un processo ai danni dei soldati, in quanto apertamente lesive del codice militare di giustizia. Non è stata divulgata l’identità dei presunti colpevoli. Ma qualora nel frattempo alcuni di loro fossero diventati dei comuni civili sarebbero comunque soggetti a processo.

Non si tratta del primo episodio del genere che vede protagoniste le forze armate americane. In molti ricorderanno quelle relative alle torture dei soldati americani ai detenuti iracheni nel carcere di Abu Ghraib nel 2004. In quel caso fu il rotocalco americano “60 minutes” a diffondere le immagini, attraverso un reportage. Le immagini si diffusero a macchia d’olio e coinvolsero anche le missioni in Afghanistan. Lo scandalo toccò anche l’esercito britannico, e il caso si allargò così tanto da far porre il veto ad Obama a seguito della sua elezione.

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