L’Ucraina reprime la rivolta: 3 morti. La Russia accusa: colpa dell’Occidente

KIEV – E’ ancora guerriglia in Ucraina. Tre persone hanno perso la vita durante lo sgombero dei manifestanti europeisti a Kiev. Le operazioni sono iniziate stamane alle 6 del mattino, nei pressi di via Hruševs’kyj, una via centralissima non lontana da piazza dell’indipendenza (o Maidan) e dai palazzi del potere ucraini.

Secondo quanto si apprende dalla stampa internazionale, uno dei morti sarebbe morto cadendo dall’altezza di 13 metri dai colonnati dello stadio della Dinamo, che si trova nel centro cittadino. Gli altri due sarebbero stati uccisi da colpi di armi da fuoco. Secondo quanto riferiscono le testimonianze dei medici locali, confermate dalla procura generale ucraina, un uomo di età imprecisata sarebbe stato raggiunto da 4 colpi di arma da fuoco. L’altro sarebbe stato ucciso da un colpo al cuore. Venti i feriti.

In molti sostengono che a sparare sarebbero state gli agenti della “Berkut” la polizia speciale anti-sommossa. Secondo quanto riferito dal ministero degli interni in via Hruševs’kyj non sarebbero presenti agenti con armi da fuoco né tanto meno le forze speciali. Ma alcuni manifestanti hanno riferito all’Ansa di aver visto agenti armati che sparavano. “Sparano, sparano” l’urlo di un centinaio di persone mentre si stavano fuggendo. Come prova i manifestanti avrebbero mostrato un proiettile metallico e dei bossoli.

Secondo quanto si apprende gli scontri sarebbero stati duri. Ci sarebbe stato un reciproco lancio di pietre da parte di agenti e manifestanti. Gli agenti avrebbero lanciato anche gas lacrimogeni, mentre gli oppositori, celati dietro alle carcasse di automobili che nei giorni scorsi erano state date a fuoco, cercavano di non essere spinti al di fuori dell’area della guerriglia.

Il resto della città non ha risentito di quanto accaduto nelle zone della guerriglia. Nessun disagio, se non quello causato da un’abbondante nevicata.

Le proteste da piazza Maidan vanno avanti dallo scorso novembre e stanno paralizzando il Paese. Il tutto è iniziato a seguito del voltagabbana del presidente Viktor Yanukovich al momento di firmare gli accordi di libero scambio tra l’Ucraina e l’Unione Europea. Lo stop ha favorito l’accordo con la Russia, che in cambio dell’accordo ha offerto tariffe agevolate nelle forniture di gas e l’acquisto di bond ucraini per circa 10 miliardi di dollari. L’accordo è molto importante, e comprende molti interessi. Con questa soluzione, secondo molti esperti, la Russia mantiene il controllo sulla sua ex repubblica sovietica più grande, prevenendo un effetto domino, e quindi una fuga, delle altre ex repubbliche sovietiche che guardano di buon grado all’Unione Europea.

Per bloccare le proteste il governo guidato da Mikola Azarov ha varato una serie di norme liberticide. Da ieri, in Ucraina, è impossibile piazzare tende o stand. Utilizzare un megafono, o seguire un corteo che preveda più di cinque automobili. Per chi disobbedisce pesanti multe e fino a cinque anni di carcere. Le leggi, votate per alzata di mano e senza una discussione preventiva, avevano sollevato la dura protesta delle opposizioni che avevano chiamato a manifestare la popolazione. Domenica in 150 mila avevano risposto alla chiamata, ma i violenti scontri susseguiti tra alcune frange violente dei manifestanti e le forze dell’ordine avevano allarmato le diplomazie europee e nordamericane.

Tanto che il primo ministro Azarov si era visto costretto a lanciare l’ultimatum: “Basta provocazioni” o saremo costretti a “usare la forza”. L’appello di Azarov si è trasformato in realtà: “Se i provocatori non si fermano le autorità non avranno altra scelta che utilizzare la forza nell’ambito della legge per garantire la sicurezza della gente” aveva predetto.

La questione ucraina è finita anche a Ginevra, dove è in atto la “Conferenza internazionale di pace sulla Siria” Serghiei Lavrov, abile ministro degli esteri russo, ha commentato stizzito quanto sta avvenendo in Ucraina: “la situazione sta finendo fuori controllo” e ha puntato il dito verso l’Ue, che starebbe dando sostegno ai manifestanti europeisti. Secondo le informazioni in mano al Cremlino, molto di quanto sta succedendo in Ucraina sarebbe stato provocato dall’estero. Il dito è puntato dritto contro l’alta rappresentata della politica estera Ue Catherine Ashton, l’ex ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle e il sottosegretario Usa Victoria Nuland. I tre sarebbero giunti in Ucraina lo scorso dicembre senza alcun invito e avrebbero animato gli animi dei ribelli.

Sulle presunte interferenze occidentali si è espressa anche la Duma, il ramo basso del parlamento russo, che ha approvato una dichiarazione in cui chiede “ai circoli politici occidentali, che stanno interferendo negli affari sovrani interni dell’Ucraina violando la legge internazionale, di cessare di promuovere l’escalation del conflitto” si legge nel testo.

Allo stesso tempo l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza Catherine Ashton, ha chiesto all’Ucraina di porre immediatamente fine agli episodi di violenza che stanno causando vittime nel Paese. 

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