Ucraina. La Crimea invoca l’aiuto russo. Putin pronto all’intervento armato

ROMA – La situazione in Ucraina peggiora. Infatti, il primo neo ministro della Repubblica autonoma di Crimea, Sergey Aksyonov, nominato giovedì scorso da parte del Parlamento locale, sotto il controllo armato di un commando filo russo, invoca l’intervento armato della Russia.  

Il presidente russo Vladimir Putin  ha chiesto  l’approvazione del Consiglio della Federazione, il Senato russo, per l’invio di un contingente militare in Crimea, «alla luce della situazione che si è creata in Ucraina e i rischi per la vita dei cittadini russi in Crimea». Il Consiglio della Federazione alla fine ha approvato all’unanimità la richiesta di intervento armato in Ucraina avanzata dal presidente Vladimir Putin per proteggere la Flotta del Mar Nero in Crimea e la «vita dei cittadini russi». La Costituzione russa prevede solo il via libera del ‘Senato per cui spetta ora a Putin decidere se e quando dare l’ordine di attaccare.

Tuttavia il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov è tornato apparentemente a stemperare la minaccia di un’intervento armato russo in Ucraina. Dopo aver sottolineato che il presidente Putin, nonostante abbia ottenuto  l’autorizzazione parlamentare all’attacco, «per ora non ha deciso», l’attacco, Peskov ha aggiunto che Mosca spera che non ci sia un ulteriore escalation in Ucraina. Lo stesso vale per la richiesta della CCamera alata di richiamare in patria l’ambasciatore a Washington.

«Dopo il voto del Consiglio della Federazione, il presidente (Putin) ha ottenuto il completo arsenale di mezzi necessari per risolvere la situazione, sia per quanto riguarda l’uso della forza (militare contro l’Ucraina) che per la decisione (di ritirare) il capo della nostra missione diplomatica negli Stati Uniti», ha spiegato Peskov, aggiungendo che, «allo stesso tempo è necessario sottolineare (non solo) che il presidente non ha ancora assunto alcuna delle due decisioni», ma che auspica che le tensioni in Ucraina non si acuiscano ulteriormente.

La Russia dispone di un numero non disprezzabile di militari già di stanza in Crimea: in base all’accordo esistente fra Kiev e Mosca infatti la Flotta del Mar Nero ha mantenuto le sue basi a Sebastopoli anche dopo l’indipendenza ucraina, e può contare su circa 20mila effettivi.   

Le autorità ucraine accusano Mosca di aver già inviato nel Paese altre migliaia di soldati, così come alcune centinaia di mezzi blindati; diversi siti considerati di importanza strategica sono sotto il controllo di uomini in uniforme, armati e filo-russi, senza tuttavia segni distintivi che ne permettano l’identificazione. 

La Camera Bassa del Parlamento russo, la Duma, ha chiesto di fatto al presidente Vladimir Putin di «proteggere con ogni mezzo» la popolazione della Crimea «dall’arbitrarietà e dalla violenza»: lo ha reso noto il presidente della Duma, Sergey Naryshkin.  «Per rispondere alla richiesta del governo della Crimea è possibile, data la situazione, l’invio di un contingente limitato di truppe per garantire la sicurezza della Flotta del Mar Nero e dei cittadini russi che si trovano in Crimea» ha dichiarato Matvienko, ricordando come la decisione spetti al presidente Vladimir Putin in quanto comandante in capo delle forze armate.

Va ricordato che la Crimea è già una repubblica autonoma che venne donata nel 1954 da Nikita Kruschev all’Ucraina, all’epoca una delle repubbliche sovietiche. Il 25 febbraio il Parlamento locale aveva deciso di tenere un referendum sull’ampliamento dell’autonomia di Simferopoli da Kiev il 25 maggio, che è anche la data delle elezioni anticipate presidenziali in Ucraina. Oggi   i movimenti di truppe russe e le richieste di aiuto di Aksyonov a Mosca, hanno ulteriormente aggravato una situazione già difficile.

Kiev nel frattempo ha varato un decreto voluto dal premier ad interim, Arseniy Yatsenyuk, Kiev nel quale ha definito «inaccettabile» la presenza di soldati russi nel centro delle città dell’Ucraina». Sollecitando Mosca di cessare ogni operazione militare. Kiev, ha aggiunto il premier, non cederà alle «provocazioni». Il ministro della Difesa ucraino, Igor Tenyukhe ha aggiunto che Mosca, oltre ad aver portato il contingente russo in Crimea ad un totale di «6.000 soldati… ha spostato dalle loro basi abituali 30 blindati».

Intenato almeno 10.000 persone sono scese in strada a Donetsk, città ucraina filo-russa nella parte sud-occidentale del Paese e roccaforte del deposto presidente Viktor Yanukovich, per protestare contro il nuovo governo, pro-ue, insediatosi a Kiev. I manifestanti sostengono «l’aspirazione della Crimea (fino al 1954 territorio dell’ex Urss) di ricongiungersi alla Russia».  Donetsk fa parte della parte dell’Ucraina che nutre simpatie e legami storici più forti con Mosca a differenza della zona orientale, ex territorio austro-ungarico e polacco, più vicino all’Europa.

 

Francia e Germania preoccupate. Inghilterra condanna la Russia

La Germania e la Francia sono «estremamente preoccupate» degli sviluppi della crisi ucraina in Crimea. In particolare il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius teme gli spostamenti di truppe russe nella penisola e ha esortato tutte le parti ad astenersi dal compiere atti che potrebbero acuire la tensione e minacciare l’integrità territoriale ucraina.   Da Berlino Angela Merkel ha invitato nuovamente il presidente russo alla «moderazione» e ha difeso l’integrità nazionale dell’Ucraina auspicando che si trovi una soluzione pacifica alla crisi. 

Il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha condannato la decisione del Senato russo di autorizzare un’azione militare in Ucraina e ha convocato l’ambasciatore per esprimere preoccupazione. «Questa azione rappresenta potenzialmente una grave minaccia alla sovranità, all’indipendenza e all’integrità territoriale dell’Ucraina», ha sottolineato Hague in un comunicato, «condanniamo ogni atto di aggressione nei confronti» dell’ex repubblica sovietica. Il ministro sarà domani a Kiev per colloqui con il nuovo governo ucraino.

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