Crimea nel caos. Battaglia aperta tra Russia e Ucraina

Negato ancora l’ingresso agli osservatori Ocse. Sei nazioni boicottano le paraolimpiadi a Sochi

ROMA – Non arriva nessuna buona notizia dal fronte asiatico. Ormai tra Russia e Ucraina è una battaglia aperta. Kiev denuncia la presenza di oltre 30mila militari russi in Crimea, mentre Mosca continua a negare e apre le porte ad una possibile secessione, qualora i cittadini il 16 marzo scegliessero la riannessione alla Russia. Altrimenti, fa sapere il portavoce della Duma Sergei Naryshkin, “ogni scelta sarà rispettata”.

Tuttavia, al momento, la situazione rimane caotica e diventa sempre più difficile far luce sulla reale situazione che sta vivendo la popolazione in Crimea, visto che gli osservatori dell’Osce sono stati nuovamente respinti al posto di frontiera all’indomani del primo tentativo di entrare nella repubblica autonoma, da uomini armati non ben identificati. 

Va ricordato che sono solo due le strade principali che collegano l’Ucraina alla penisola della Crimea, una a ovest, l’altra a est, quella che dal villaggio di Chonhar stanno cercando di percorrere i 35 osservatori. Ma la strada è bloccata in più punti da grosse lastre di cemento e sui posti di controllo sventola la bandiera russa. Coincidenza? Nemmeno per sogno, tant’è che oltre 65mila persone si sono riunte oggi a Mosca per un concerto organizzato in sostegno dei filorussi di Crimea, dove le forze russe hanno di fatto preso il controllo. 

Innalzando bandiere rosse e cartelli in cui è scritto «la Crimea è una terra russa» o «Crimea, siamo tutti con te», hanno assistito a due passi dal Cremlino a un concerto aperto dalla popstar russa Oleg Gazmanov con una canzone patriottica intitolata «Ufficiali».   Ma c’è dell’altro che inquieta. Da  Sinferopoli  arriva voce che la gente che è contraria all’annessione della Crimea alla Russia ha paura di esprimere la sua idea e per questo non si espone. “Ormai qui viviamo nel terrore di cosa succederà con il referendum”, ammettono alcuni cittadini a Sinferopoli.

Intanto, mentre in Ucraina le autorità chiedono all’Interpol un mandato di arresto internazionale per Viktor Yanukovich,  rimbalza la notizia che il presidente deposto sarebbe ricoverato in ospedale in gravi condizioni. I medici, secondo quanto riporta l’edizione online di Moskovski Komsomolets, sospettano che Yanukovich, 63 anni, abbia avuto un infarto. 

Obama chiama Putin. Nulla di fatto

Neanche la telefonata intercorsa tra Obama e Putin avrebbe alleggerito la situazione. “La Russia è in  violazione della sovranità e dell’integrità territoriale  dell’Ucraina, fatto che ci ha portato ad adottare misure di  ritorsione in coordinamento con i nostri partner europei”, ha affermato la Casa Bianca riportando la telefonata di  un’ora tra il presidente americano, Barack Obama, e il  presidente russo, Vladimir Putin. Dal canto suo Putin ha  sottolineato come «le relazioni tra i due Paesi non  dovrebbero essere influenzate da disaccordi sulla Ucraina».  Il presidente russo ha aggiunto che le relazioni Usa-Russia  sono fondamentali per garantire la stabilità e la sicurezza  nel mondo. Intanto il Parlamento russo ha affermato che  rispetterà l’esito del referendum in Crimea. «Rispetteremo –  ha detto il presidente della Duma, Sergei Naryshkin, citato  dalle agenzie di stampa russe – la scelta storica della  popolazione di Crimea». La richiesta di referendum alla Russa  sull’annessione della Crimea era partita dal Parlamento  locale dove c’è una predominanza di esponenti filorussi.  Immediata la condanna di europei e americani che hanno  annunciato nuove sanzioni diplomatiche ed economiche contro  Mosca. 

 

Paraolimpiadi boicottate da 6 paesi

Intanto anche lo sport risponde all’escalation militare in Crimea. Infatti sei Paesi, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Norvegia e Finlandia, hanno deciso per protesta di non inviare delegazioni governative a Sochi. Gli atleti ucraini per il momento hanno deciso di partecipare ai Giochi nella località russa,, ma il presidente del Comitato paralimpico ucraino, Valeriy Sushkevich, ha avvertito che se Mosca dovesse invadere l’ex repubblica sovietica, i suoi 23 atleti lascerebbero i Giochi. “Se ci fosse una escalation nel conflitto, un intervento militare sul territorio del nostro Paese, non potremmo rimanere qui e andremmo via”.

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