Ucraina. Le operazioni militari generano il conflitto

MOSCA- Ucraina a rischio conflitto. E’ questa l’ipotesi più accreditata dopo le operazioni militari delle autorità ucraine nelle regioni del sud-est del Paese. Insomma, un’escalation è dietro l’angolo come fa notare  il rappresentante russo permanente presso l’Onu Vitaly Churkin.

«La nostra idea generale è quella di adottare misure energiche, evitando mosse avventate delle autorità ucraine: queste mosse possono avere conseguenze tragiche per l’Ucraina», ha detto Churkin ai giornalisti a New York, mentre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite stava discutendo della situzione in Ucraina. 

«Se lo fanno, sarebbe un passo verso un’escalation del conflitto», ha aggiunto, rispondendo a una domanda sulle conseguenze di un’operazione delle forze armate ucraine nel sud-est dell’Ucraina. «Le persone che hanno preso il potere (a Kiev) dal 21 febbraio, sono in grado di prevenire un’ulteriore escalation del conflitto», ha chiosato.  Anche al G20 la tensione è altissima.   I ministri delle finanze di Russia e Stati Uniti «in un incontro hanno discusso» le conseguenze «di una escalation della situazione in Ucraina» che potrebbero portare a «ulteriori sanzioni contro la Russia». Secondo quanto raccontato dal ministro delle Finanze russo Anton Siluanov «in un incontro bilaterale» con il suo omologo americano Jacob Lew al G20 finanziario, la sua controparte americana ha avanzato l’ipotesi di nuove sanzioni. 

«Da parte mia ho detto che qualsiasi sanzione è in contrasto con gli obiettivi nel quadro dei venti», ha affermato Siluanov. «Siamo rimasti ciascuno sulle proprie posizioni. Certamente dello stress aggiuntivo è derivato dalla complicazione della situazione, dall’imposizione di sanzioni contro i cittadini e le imprese russe», ha sottolineato Siluanov. 

L’eventuale imposizione di sanzioni – secondo Mosca – sul commercio e la finanza non permetterà più l’obiettivo condiviso di far aumentare il Pil globale del 2% nei prossimi cinque anni fissato dai «venti» a febbraio a Sydney. «Tutte le restrizioni al commercio sono come un grosso segno meno sulla nostra cassetta

degli attrezzi, per raggiungere una crescita. Credetemi, l’aumento delle sanzioni sarà controproducente per tutti i paesi, sia in via di sviluppo, sia per i mercati sviluppati», ha detto il ministro.

Condividi sui social

Articoli correlati