Libia. Tra conferme e smentite gli insorti conquistano Sirte

TRIPOLI – Sirte, la città natale del Colonnello Muammar Gheddafi è caduta in mano ai ribelli.

E’ quanto riportano gli stessi combattenti che, grazie ai raid aerei lanciati dalla coalizione internazionale della Nato, sono riusciti a penetrare nella cittadina mettendo in fuga le brigate del rais. La notizia dei bombardamenti su Sirte sono stati confermati da un cronista francese dell’Afp che avrebbe udito una sequenza ravvicinata di esplosioni dopo il passaggio dell’aviazione della coalizione. Tuttavia giungono smentite da parte degli uomini del Colonnello, i quali sostengono che la città sarebbe ancora in mano loro. “Questi terroristi non hanno guadagnato il controllo. Quando attaccheranno Sirte, con i vostri aerei americani e britannici, noi saremo pronti a difendere la città, come fu a Stalingrado” – ha scritto un ufficiale di Gheddafi alla Bbc, il quale ha poi aggiunto. “Combatteremo fino all’ultimo uomo per salvaguardare la rivoluzione del fratello Gheddafi”.

I ribelli libici avrebbero ripreso il controllo anche dei principali terminali petroliferi nell’est del Paese, ovvero Es Sider, Ras Lanuf, Brega, Zueitina e Tobruk. Conquiste, arrivate dopo settimane di aspri combattimenti, che rafforzano la posizione degli insorti, mentre le truppe di Muammar Gheddafi sembrano essersi ritirate nella parte occidentale della Libia.  La situazione resta comunque tutta da verificare, visto la diffusione di notizie spesso contrastanti tra loro.

Violenti combattimenti sarebbero in corso anche a Misurata, la roccaforte dei ribelli che il regime non è riuscito a riconquistare.  Si parla di almeno 8 vittime uccise dai colpi di mortaio ad opera delle truppe del Colonnello, che avrebbero ripreso gli attacchi sulla zona del porto e nel centro della città dopo una breve pausa seguita ai raid della coalizione.   Da giorni, infatti,  agli attacchi delle truppe lealiste seguono interventi aerei alleati, che bloccano l’avanzata del regime. Dopo aver perso il controllo dell’est del Paese, Gheddafi sta concentrando le forze intorno a Misurata, sicuro di poter vincere ancora questa guerra. E si combatte anche a Zintan, dove le forze lealiste al Colonnello starebbero bombardando dalle prime luci dell’alba.
Intanto il portavoce del governo libico Ibrahim Moussa lancia pesanti accuse contro l’Alleanza, la quale- secondo l’uomo fedele a Gheddafi –  avrebbe colpito civili durante i raid, violando di fatto la risoluzione 1973 votata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Sul piano diplomatico il premier turco Erdogan ha ribadito che il suo Paese è pronto a svolgere un’opera di mediazione per giungere ad un rapido ‘cessate il fuoco’ in Libia ed impedire che la nazione nord-africana diventi “un secondo Iraq” o “un nuovo Afghanistan”. In un’intervista esclusiva pubblicata sul quotidiano britannico “Guardian”, Erdogan afferma che contatti sono da tempo in corso sia con Gheddafi che con gli insorti e che il suo paese, d’accordo con la Nato, si appresta ad assumere la gestione del porto e dell’aeroporto di Bengasi.

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