Israele intensifica i raid. A Gaza un bagno di sangue, 43 morti 370 feriti

ROMA – Nelle ultime 48 ore durante i raid israeliani sono stati sganciati su Gaza quattrocento tonnellate di bombe e missili. Un’operazione militare impressionante contro i militanti di Hamas, che ha inevitabilmente provocato la morte di 43 persone e ferito 370, tra cui molti civili, come ha confermato una cooperante italiana contattata dalla agenzia Misna.  

“Durante tutta la notte sono piovute bombe senza sosta e da Gaza sono stati lanciati razzi verso il territorio israeliano. un botta e risposta che semina morti e feriti, soprattutto tra i bambini. Ora gli attacchi aerei sono diminuiti ma fuori le strade sono vuote”, ha detto la cooperante.

Il portavoce dell’esercito israeliano ha parlato di oltre 440 obiettivi colpiti nel corso dell’operazione, inclusi 10 tunnel e sei postazioni di Hamas, fra cui il dipartimento di sicurezza interna e il quartier generale della polizia marittima.  L’esercito israeliano Incurante delle pressioni e delle proteste internazionali,  ha comunque intensificato i raid aerei sulla Striscia di Gaza, in vista di una sempre più probabile offensiva terrestre.  E Israele non sembra intenzionato a cambiare rotta: «Intensificheremo ulteriormente gli attacchi contro Hamas e le organizzazioni del terrore a Gaza», ha detto il premier, Benjamin Netanyahu. 

Nel frattempo il presidente palestinese Abu Mazen ha accusato Israele di commettere un «genocidio» nella Striscia di Gaza dove il suo intervento militare è già costato la vita a 43 palestinesi. «È un genocidio. Uccidere intere famiglie è un genocidio di Israele contro il nostro popolo palestinese», ha dichiarato durante una riunione convocata d’urgenza dalla leadership palestinese nella città cisgiordana di Ramallah. «Quello che sta accadendo adesso è una guerra contro l’intero popolo palestinese e non contro i militanti», ha detto Abu Mazen nella riunione. «Sappiamo che Israele – ha proseguito – non sta difendendo se stesso ma sta difendendo le sue colonie, il suo progetto principale». «Ci stiamo muovendo in più direzioni per fermare l’aggressione israeliana e lo spargimento di sangue palestinese», ha detto ancora Abu Mazen precisando che la sua leadership a tale fine «è in contatto con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon».

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