Gaza. L’esercito israeliano prepara l’attacco. L’appello di Ban Ki-moon

L’esercito israeliano ha cominciato a schierare i carri armati lungo il confine con la Striscia di Gaza. L’ordine giunge dopo il monito del presidente Peres e del premier Netanyahu che hanno minacciato un’offensiva di terra se Hamas non fermerà il lancio di razzi contro Israele. “Una tregua con Hamas non è in agenda”.  Insomma il premier ha  liquidato l’ipotesi di un cessate il fuoco in questa fase, come riportano i media israeliani.

Lo ha detto il premier israeliano Netanyahu, parlando ai membri della Commissione Esteri del Parlamento. Nel governo intanto aumentano le pressioni dei “falchi” per ordinare l’attacco alla Striscia di Gaza. Intanto sale a 80 morti il bilancio dei palestinesi uccisi in tre giorni di combattimenti con Israele nella Striscia di Gaza. Fra le ultime vittime, tre palestinesi uccisi da un missile israeliano mentre viaggiavano in automobile a Jabalya,nel nord della Striscia di Gaza. Sembrerebbe trattarsi di un omicidio “mirato”, afferma il portavoce dei Servizi di emergenza palestinese, anche se l’auto apparteneva a “civili”.

 

L’appello di Ban Ki-moon

Intanto il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha lanciato  un appello per un cessate il fuoco tra israeliani e palestinesi, sollecitando la comunità internazionale a fare il possibile per scongiurare un’escalation di violenze a Gaza. «È più urgente che mai cercare di trovare un terreno comune per un ritorno alla calma e per un accordo di cessate il fuoco», ha detto Ban aprendo la riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu.  «È evidente che la comunità internazionale deve intensificare gli sforzi per mettere fine subito a questa escalation e arrivare a un cessate il fuoco duraturo», ha aggiunto Ban, invitando le parti in conflitto a rispettare il diritto internazionale.  «Ancora una volta sono i civili a pagare il prezzo per la prosecuzione del conflitto – ha sottolineato – la mia principale preoccupazione riguarda la sicurezza e il benessere di tutti i civili, non importa dove siano. Israele ha legittime preoccupazioni per la sicurezza, ma io sono preoccupato anche per i molti morti e feriti palestinesi a causa delle operazioni israeliane». 

 

 

Da inizio operazione sono 750 obiettivi colpiti

L’aviazione israeliana ha colpito nella notte almeno 300 bersagli nella Striscia di Gaza in risposta al lancio di razzi di Hamas verso Israele. Lo ha reso noto un portavoce dell’esercito: «Abbiamo colpito 322 obiettivi nella notte a Gaza, portando a 750 il numero totale di bersagli colpiti dall’esercito dall’inizio dell’operazione ‘Barriera protettivà», ha indicato Peter Lerner, portavoce dell’esercito.

L’offensiva aerea israeliana contro Hamas in risposta al lancio di razzi da Gaza è costata la vita finora ad almeno 70 palestinesi, di cui 14 solo in questa notte tra mercoledì e giovedì, nello stesso momento in cui a New York si svolgeva una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Sono inoltre circa 550 i  feriti  e un centinaio le abitazioni distrutte.

La riunione è stata chiesta da Palestinesi e Paesi arabi oltre che dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. «Gaza è sul filo del rasoio», ha avvertito Ban, evocando il rischio che la situazione «sfugga a qualsiasi controllo». Ban ha  invitato il premier israeliano Benjamin Netanyahu a dare dimostrazione di «moderazione» e ha denunciato «le perdite civili a Gaza», pur senza condannare direttamente i raid israeliani. 

A Gedda, in Arabia Saudita, l’Organizzazione della cooperazione islamica ha riunito il suo comitato esecutivo per discutere di un’azione internazionale di fronte a questa offensiva.  Stanotte, tre distinti raid su Gaza hanno ucciso 14 persone, di cui 13 a Khan Younes, nel sud della Striscia di Gaza, ha indicato un portavoce del pronto soccorso, Ashraf al-Qudra.  Tuttavia l’offensiva – l’esercito ha detto di aver colpito in totale 550 bersagli di Hamas, compresi 31 tunenl e 60 postazioni di lancio razzi – non è riuscita a mettere fine al lancio di razzi da parte delle milizie di Hamas che hanno dato dimostrazione di forza raggiungendo la regione di Gerusalemme, Tel-Aviv, e Haifa, a una distanza record di oltre 160 chilometri da Gaza, oltre che la regione di Dimona, a sud, dove ha sede una centrale nucleare israeliana.

 

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