Gaza. Settimo giorno di raid. Migliaia in fuga verso la salvezza

Abu Mazen si appella all’ONU, l’Arabia Saudita annuncia aiuti per la Striscia di 53 milioni di dollari

ROMA – Tra raid e incursioni siamo al settimo giorno dell’operazione militare israeliana contro la Striscia di Gaza e il bilancio dei morti continua a salire. Al momento sarebbero 172 le vittime mentre i feriti oltre i 1.100. 

L’emergenza, dopo l’ultimatum lanciato ieri dall’esercito di Tel Aviv sono i profughi. Dal Nord, infatti, sono almeno 17 mila le persone che hanno abbandonato le loro case. Alcuni hanno trovato rifugio nelle sedi delle Nazioni Uniti altre sono ancora in viaggio verso il centro del Paese.

Nonostante la gravità della situazione l’esercito di Israele continua imperterrito prendendo di mira le basi militari di Hamas. La crisi Medio orientale sta comunque allargandosi ad altri Paesi arabi che hanno espresso solidarietà con il popolo palestinese. Anche dalla Siria è partito un razzo contro Israele esplodendo sulle alture del Golan,  senza provocare vittime, mentre diversi razzi contro lo stato ebraico sono stati lanciati dal Libano e sono finiti sulla Galilea. In entrambi gli attacchi Israele ha risposto con colpi di artiglieria, denunciando all’ONU gli episodi.

Stando al rapporto militare sarebbero 715 i razzi che hanno raggiunto Israele in questi giorni, dei quali 1690 sono stati intercettati. Nessuno ha provocato vittime. Sul fronte diplomatico, il presidente palestinese Abu Mazen ha chiesto, in una lettera inviata al segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, di porre ufficialmente lo Stato di Palestina «sotto il sistema di protezione internazionale delle Nazioni Unite». Da parte sua, il segretario di Stato Usa John Kerry ha ribadito ieri al premier israeliano Benjamin Netanyahu che «gli Stati Uniti sono pronti a intervenire per facilitare la cessazione delle ostilità, compreso un ritorno dell’accordo di cessate il fuoco del novembre 2012». E tra oggi e domani arriveranno nella regione il ministro degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier e la titolare della Farnesina, Federica Mogherini, per incontrare Abu Mazen e Natanyahu.  Secondo fonti di sicurezza citate oggi dalla radio militare israeliane, al momento sarabbero attivi «quattro canali per tentare di arrivare a un cessate il fuoco: il Qatar, l’Autorità palestinese, gli americani e gli egiziani». «Secondo queste fonti – ha sottolineato la radio – il canale egiziano è il più forte, il più autorevole, che unisce tutti questi canali di comunicazione». 

Nel frattempo l’Arabia saudita ha annunciato aiuti per 53,3 milioni di dollari da donare alla Striscia di Gaza. Stando a quanto precisato dal ministro delle Finanze, Ibrahim al-Assaf, i fondi verranno destinati alla Mezzaluna rossa palestinese di Gaza per «rispondere ai bisogni più urgenti di medicinali e attrezzature mediche». 

Nei giorni scorsi anche gli Emirati arabi uniti hanno annunciato aiuti per 52 milioni di dollari. 

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