Usa. Obama a Selma, il razzismo una triste realtà da sconfiggere

19enne afroamericano disarmato ucciso da poliziotto

ROMA – E’ davvero un giorno particolare quello di oggi. Il presidente Barack Obama sarà infatti a Selma in Alabama per commemorare i 50 anni della marcia organizzata dagli afroamericani per rivendicare il diritto al voto. Una marcia drammatica, quella da Selma a Montgomery del 1965, a cui prese parte anche Martin Lurher King, sfociata nel famigerato “Bloody Sunday”, che la regista  Ava DuVernay racconta dettagliatamente nel film Selåma. 

Tuttavia, a distanza di tanti anni la questione razziale negli Stati Uniti è un capitolo ancora aperto: “Selma non riguarda il passato, Selma e’ ora”, ha avvertito Barack Obama in un’intervista in cui ha denunciato che ”Ferguson non e’ un caso isolato”, alludendo al rapporto diffuso mercoledi’ sui comportamenti razzisti della polizia della cittadina del Missouri.

E proprio la scorsa notte a Madison, nel Wisconsin, un altro afroamerciano disarmato di appena 19 anni è stato ucciso da un poliziotto che, dopo una collutazione, gli ha sparato una serie di colpi mortali. Tony Robinson, così si chiamava il giovane è morto all’ospedale poche ore dopo. L’ennesimo episodio che fa riflettere, che solleva rabbie mai sopite frutto dell’esclusione e della disciminazione razziale.

Il ministro della Giustizia, Eric Holder, ha assicurato che l’Amministrazione Obama e’ pronta “a usare ogni suo potere” a Ferguson, compresa la possibilita’ di smantellare l’intera struttura della polizia “per formarne una completamente nuova”.

Il presidente Usa è perfettamente consapevole di questa intollerabile situazione e ha condannato con forza gli abusi. “Non penso che quello che e’ accaduto a Ferguson sia tipico di cio’ che accade nel Paese”, ha spiegato, “ma non e’ un caso isolato. Penso che ci siano circostanze nelle quali la fiducia tra le comunita’ e le forze dell’ordine si e’ deteriorata. E credo che singoli individui o interi dipartimenti di polizia nel Paese potrebbero non aver ricevuto la giusta formazione”.

Il sindaco di Ferguson, James Knowles, da parte sua, ha annunciato le dimissioni di due agenti e il licenziamento del responsabile della cancelleria del tribunale, dopo che i tre avevano manifestato “gravi pregiudizi razziali”. Nel rapporto del Dipartimento della Giustizia si denunciava che i poliziotti di Ferguson, per lo piu’ bianchi, prendono di mira i neri anche per le multe e usano in modo eccessivo la forza spesso attaccando con i cani e le pistole taser persone inermi.  Insomma, una bella gatta da pelare per il primo presidente afroamericano che dovrà affrontare una questione irrisolta negli Usa, quella dei diritti civili.

L’appuntamento è fissato al ponte Edmund Pettus di Selma. Esattamente come 50 anni fa. Un 7 marzo sicuramente lontano dai fatti accaduti nel 1965, che pone tuttavia delle profonde riflessioni su un terribile fenomeno che l’america ancora oggi non è riuscita a debellare del tutto.

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