Strage durante pellegrinaggio alla Mecca. 717 morti e 805 feriti

LA MECCA – Si è trasformato in una tragedia il pellegrinaggio alla Mecca, un vero e proprio bagno di sangue. E’ infatti di 717 morti e 805 feriti, il bilancio della strage di pellegrini causata dalla ressa nei pressi della Mecca, secondo quanto riportato dalla protezione civile saudita. I fedeli, che stavano svolgendo il pellegrinaggio dell’hajj nella città santa dell’Islam  sono morti mentre tentavano di raggiungere in processione Mina, dove ha luogo il rito della lapidazione di Satana.

Il ministro della Salute saudita, Khalid al Faleh, ha detto che lo stato d’emergenza è stato dichiarato per portare soccorso ai feriti e che la situazione è “critica”. Circa 4.000 soccorritori sono attualmente al lavoro. 

Gli incidenti come quello di oggi sono frequenti durante  l’Hajj, il pellegrinaggio annuale alla Mecca. Il  più grave risale al 1990, quando nella calca in un tunnel che portava ai luoghi sacri morirono 1.400 persone. 

Il’Hajj o anche Festa del Sacrificio è  una ricorrenza tra le più importanti  per musulmani di tutto il mondo. Indossando l’abito tradizionale, due pezzi di stoffa bianca senza cuciture, i pellegrini effettuano il tragitto che collega la Mecca a Mina, attraversando quindi la pianura di Arafat e seguendo il percorso a ritroso.

Il ḥajj va obbligatoriamente compiuto nel mese lunare di Dhū l-Ḥijja, ultimo mese dell’anno islamico. In tutti gli altri mesi il rito è chiamato ʿumra, pellegrinaggio “minore” non obbligatorio che si differenzia dal ḥajj per la sua minor durata e per i suoi diversi e più semplici passaggi liturgici. La giurisprudenza islamica permette a chi ne sia impedito fisicamente ma ne abbia la possibilità economica di delegare qualcun altro all’assolvimento dell’obbligo religioso, i cui vantaggi spirituali saranno lucrati da chi abbia provveduto al pagamento del viaggio e al mantenimento sul posto della persona incaricata. È anche possibile lasciare appositi fondi in eredità perché il rito sia compiuto in nome e a vantaggio del defunto. Particolare è l’abbigliamento del pellegrino, che si raccomanda usi solo due pezze di stoffa non cucite di color bianco, una per cingersi i fianchi (chiamata izar) e l’altra per coprire il tronco e la spalla sinistra, ma lasciando libero il braccio destro (rida’). Le donne sono invece del tutto coperte. Chiunque abbia adempiuto all’obbligo del ḥajj acquista un merito particolare e una ottima nomea agli occhi dei correligionari. Ha diritto talora a indossare un copricapo particolare che ricordi l’assolvimento dell’obbligo ed è insignito del titolo onorifico di Ḥājjī(pellegrino del ḥajj). Da molti anni le autorità saudite hanno fissato alla cifra approssimativa di 2 milioni il numero di pellegrini autorizzati ad adempiere al ḥajj (con l’eccezione del 2012 in cui la cifra ha superato le 3.161.000 presenze) e dal 2013 hanno stabilito che non si possa richiedere il permesso di compiere il Pellegrinaggio maggiore per più di una volta in un quinquennio. (Fonte Wikipedia)

  

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