La Cina abbassa il target di crescita

PECHINO – La Cina ha abbassato il target di crescita per l’anno in corso portandolo al 6,5% dal 7% annunciato lo scorso anno. La stima rivista è contenuta nel rapporto del premier Li Keqiang al Congresso del Popolo, che traccia la strategia di bilancio e di politica economica.

Un piano quinquennale presentato davanti ai circa 3mila delegati che prevede una crescita media del 6,5% da qui al 2020, contro il +6,9% dello scorso anno. “La Cina – ha detto il premier cinese Li Keqiang ai delegati – dovrà affrontare altri problemi e sfide più difficili nel suo sviluppo quest’anno, quindi dobbiamo essere completamente preparati a combattere una battaglia difficile”. Li Keqiang ha anche spiegato che il Paese sta indirizzando la disoccupazione “entro il 4,5%”. 

Infatti il premier ha stimato per il 2016, nel suo discorso di apertura al Congresso nazionale del Popolo, un deficit di 2.180 miliardi di yuan (330 miliardi di dollari circa), pari al 3% del Pil, in deciso rialzo sul 2,3% dello scorso anno e ai livelli massimi da decenni.

La soglia del 3% è stata vista come un allarme da Pechino sul fronte del controllo della spesa: al fine di aiutare la crescita in rallentamento, era stato ipotizzato nei giorni scorsi anche lo sforamento dei conti fino al 4% per poter coprire gli oneri della ristrutturazione dell’economia. In ogni caso, secondo Li, si tratta di un rapporto minore di quello individuabile nelle altre principali economie. 

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