Migranti. Vertice Ue-Turchia, intesa per scoraggiare gli illegali

BRUXELLES – Il vertice informale straordinario dei capi di Stato e di governo dell’Ue sulla crisi migratoria si è concluso la notte scorsa, a mezzanotte e mezza, con un accordo di principio con la Turchia, che prevede in particolare un meccanismo per scoraggiare, e virtualmente far cessare, le entrate illegali dei migranti in Grecia, e da lì, via la “rotta balcanica” negli altri paesi dell’Ue.

I Ventotto hanno accolto in gran parte il nuovo piano presentato dal premier di Ankara, Ahmed Davutoglu, restando ambigui solo su un punto: il sostegno che la Turchia chiedeva per la creazione di “zone sicure”, protette militarmente, per i profughi nel Nord della Siria.L’accordo prevede innanzitutto che, a partire dall’inizio di giugno, la Turchia si riprenda tutti i migranti “economici” (quelli che non hanno diritto alla protezione internazionale) che sono arrivati in Grecia dopo aver attraversato illegalmente la frontiera. Inoltre, saranno rimandati indietro, a spese dell’Ue, anche i profughi che avrebbero diritto alla protezione internazionale (siriani compresi) ma che sono approdati illegalmente nelle isole greche dell’Egeo partendo dalle coste turche. 

Si vuole creare chiaramente un meccanismo deterrente. Il messaggio che si vuole dare è che ai siriani conviene di più restare ad aspettare nei campi profughi che affidarsi ai trafficanti per la traversata verso le isole dell’Egeo.I richiedenti asilo rinviati dalle isole greche in Turchia saranno accolti nei campi profughi gestiti dalle agenzie Onu e finanziati dall’Ue. E per ogni siriano riportato in Turchia, l’Ue si impegna ad accogliere in un suo Stato membro, in applicando i programmi volontari di reinsediamento, o “resettlement”, un altro rifugiato siriano, prelevandolo direttamente proprio dai campi profughi turchi. Secondo calcoli molto approssimativi, fatti da fonti della Commissione europea, questo meccanismo di scambio dovrebbe riguardare circa 10.000 siriani, dopo di che ci si attende che il fenomeno delle traversate verso le isole dell’Egeo cessi quasi del tutto.La Turchia si impegna anche a riprendere sul suo territorio tutti i migranti che saranno salvati o comunque recuperati nel mar Egeo dalle navi di Frontex, l’Agenzia Ue per le frontiere esterne, e da quelle della missione Nato di supporto. 

In cambio, Ankara chiede innanzitutto che l’Ue raddoppi i propri finanziamenti diretti per i rifugiati ospitati nei campi profughi turchi, portandoli da 3 a 6 miliardi di euro di qui al 2018 (1/3 a carico del bilancio comunitario, 2/3 a carico degli Stati membri). Questo punto è menzionato nelle conclusioni del vertice, ma senza precisare la cifra aggiuntiva di 3 miliardi di euro.In secondo luogo, c’è un accordo per l’accelerazione (a fine giugno invece che a ottobre-novembre) della liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi che viaggiano nell’area Schengen. Entro maggio la Commissione europea farà in questo una proposta, che dovrà poi essere approvata dal Consiglio Ue e dall’Europarlamento.

Ankara, inoltre, vorrebbe vedere progressi più rapidi nel processo negoziale – a lungo bloccato o pesantemente frenato – verso l’adesione della Turchia all’Ue. Le conclusioni del vertice parlano di accordo per “preparare le decisioni” dell’apertura di nuovi capitoli negoziali “il più presto possibile”; Davutoglu ha detto di aspettarsi che l’apertura riguardi almeno cinque nuovi capitoli.Per quanto riguarda la vecchia idea di Ankara di costituire delle “safe zone” per i profughi, aree protette militarmente anche con divieto di sorvolo, nel Nord della Siria e a ridosso della frontiera turca, le conclusioni del vertice si limitano a promettere che i Ventotto “lavoreranno con la Turchia” per “migliorare le condizioni umanitarie all’interno della Siria, ciò che consentirà alla popolazione locale e ai profughi di vivere in aree che saranno più sicure”.Il messaggio dei leader Ue è che, con questi dispositivi in funzione, il flusso dei migranti irregolari dalla Turchia verso la Grecia e poi lungo la rotta balcanica “è giunto ora al termine”, come si precisa nelle conclusioni del vertice. E questo dovrebbe comportare un’accelerazione nell’attuazione delle “relocation”, la redistribuzione negli altri Stati membri di 160.000 rifugiati arrivati in Italia e soprattutto in Grecia a partire dall’anno scorso.

Durante le discussioni, il premier italiano Matteo Renzi, il belga Charles Michel, e il britannico David Cameron hanno insistito perché nelle conclusioni fosse menzionata l’importanza della difesa della libertà di stampa, seriamente minacciata dal regime del presidente turco Recep Tayyp Erdogan. Il testo finale tuttavia si limita a riferire che “i capi di Stato e di governo hanno anche discusso con il primo ministro turco della situazione dei media in Turchia”.Durante la conferenza stampa finale, Davutoglu ha semplicemente negato che esista il problema: “La libertà di stampa e di espressione è un valore della nostra democrazia”, ha detto il premier turco, sottolineando che nel suo paese “ci sono molte testate che si oppongono al governo” e “un mondo molto dinamico di media che criticano il potere senza alcuna restrizione”. I casi dei giornali chiusi e dei giornalisti arrestati “sono casi giudiziari, riguardanti reati che sono stati commessi, in cui né io né il governo abbiamo alcun ruolo”, ha concluso il premier turco, sottolineando che “la libertà di parola è e sarà rispettata in Turchia”.

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