Terrorismo. L’Isis ha fatto un errore fatale secondo i media Usa

WASHINGTON – Un “possibile errore fatale”.

Così il Washington Post descrive l’ultima ondata di gravissimi attentati del sedicente Stato islamico (Is), che hanno colpito la Turchia, il Bangladesh, l’Iraq e l’Arabia Saudita. Un cambio di tattica che, secondo il quotidiano americano, potrebbe accelerare i tempi per un coordinamento più efficiente, soprattutto sul piano militare e di intelligence, tra Occidente e paesi musulmani. Ma questo coordinamento, secondo il New York Times, è tanto opportuno quanto difficile, a causa delle tensioni mai sopite tra paesi musulmani. Gli ultimi attentati, secondo il W. Post, hanno affermato l’idea che Occidente e paesi a maggioranza islamica condividono lo stesso nemico. “Quello di cui hanno bisogno – scrive il giornale – è una struttura di comando e di controllo condivisa, come quella che gli Usa e la Gran Bretagna crearono a dicembre del 1941, dopo lo shock di Pearl Harbor”. “Fondere le risorse militari e di intelligence – si legge ancora – fu difficile persino per partner di lunga data come Washington e Londra. Ma il premier britannico Winston Churchill sapeva che una volta che l’America si fosse unita alla battaglia, la vittoria sarebbe stata certa”. Uno sviluppo di questo genere sarebbe utile anche nella lotta all’Is, con una struttura di comando che metta insieme Usa, Europa, Turchia, Iraq, Arabia Saudita, Indonesia, Pakistan e altri paesi della regione.

Il momento, secondo il W. Post, è propizio, perché con gli ultimi attentati tutti i paesi musulmani hanno preso coscienza del fatto che l’Is è un nemico comune. E anche l’Is ne è consapevole, tanto che non ha rivendicato né l’attentato di Istanbul né quello di Medina, in Arabia Saudita. Per Riad è suonato un campanello d’allarme simile a quello del 2011, quando realizzò che al-Qaeda era una minaccia anche per la famiglia regnante dei Saud e aprì alla collaborazione tra la sua intelligence e la Cia. E portare nella nuova alleanza i sauditi, per il W. Post vorrebbe dire tirare dentro anche Giordania, Marocco, Egitto ed Emirati. Un “nuovo inizio” sarebbe necessario anche nella collaborazione con la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, finora ambigua sulla lotta all’Is. Ma dopo il grave attentato all’aeroporto di Istanbul, l’ennesimo subito dal paese, Erdogan potrebbe essere più disponibile a un maggiore coordinamento militare e di intelligence con Washington e potrebbe arrivare, secondo il W. Post, a mettere da parte la lotta ai curdi del Pkk, concentrandosi sull’Is. Il quotidiano si chiede se della nuova coalizione possa far parte anche la Russia, che in Siria si trova sul fronte opposto rispetto agli Usa e ai suoi alleati. La questione sarebbe sul tavolo dell’amministrazione Obama, alla quale Mosca avrebbe chiesto maggiori scambi di intelligence, soprattutto sugli obiettivi da colpire in Siria. A Washington, chi è a favore di questa cooperazione sostiene però che bisognerebbe condizionarla all’avvertimento che se il regime siriano continua a bombardare l’opposizione appoggiata dagli Usa, la coalizione comincerà a colpire i suoi aerei. “Se la Russia – scrive il W. Post – accetta una reale limitazione del presidente Bashar al-Assad, allora potrebbe unirsi alla squadra” anti-Is.

 

Per quanto necessaria, questa rinnovata coalizione è però molto difficile da realizzare, come scrive il New York Times. Il quotidiano sottolinea innanzitutto come la situazione sia grave in Iraq, dove il governo ha dato una risposta debole all’ultimo attentato a Baghdad, che ha fatto circa 250 morti, e dove il premier Haider al-Abadi potrebbe essere costretto a richiamare nella capitale le forze impegnate a cacciare l’Is da Mosul, un passo fortemente auspicato dagli Usa e dai suoi alleati. Come se non bastasse, i paesi musulmani continuano a essere troppo divisi per ipotizzare una “risposta pienamente coordinata alla minaccia dell’Is”. “Gli americani – scrive il giornale – hanno bisogno di una stretta collaborazione con l’Iran, paese sciita leader, contro l’Is in Iraq”. Teheran ha condannato gli attentati in Arabia Saudita, auspicando una risposta coordinata all’Is, ma è difficile ipotizzare un’alleanza con il suo rivale storico. E sempre l’Arabia Saudita conosce forti tensioni con il governo iracheno, tanto da rendere finora impossibile una risposta regionale coerente al terrorismo.

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