La Grecia annuncia lo swap. Un altro passetto per la normalizzazione?

Dopo due mesi di voci è finalmente stato annunciato il tanto atteso swap dei titoli di stato greci. Il governo di Atene ha formulato una proposta, piuttosto convincente, nei confronti degli attuali titolari dei bond con scadenza dal 2023 al 2042, quelli per capirci che erano stati rifilati agli investitori dopo l’haircut conseguente al default ellenico.

Con questo swap Atene cerca di normalizzare gli scambi sui propri titoli di stato, concentrando le scadenze si spera di ottenere un volume decente di scambi su ciascuna delle scadenza, volumi che attualmente si distribuiscono tra le venti scadenze restando così troppo sottili.

Si conclude quindi la corsa di queste venti scadenze che hanno dato tantissime soddisfazioni a chi abbia avuto il coraggio di metterci qualche soldo un po’ di anni fa, al loro posto Atene offre uno scambio che raggruppa le scadenze, con lieve premio e con rendimenti iniziali lievemente maggiorati.

Come funziona la proposta di swap

La proposta di Atene arrivata sui mercati il 15 novembre 2017 prevede l’accorpamento delle venti scadenze dal 23 al 42 in sole cinque scadenze. 2023, 28, 33, 37 e 2042.

A seconda della scadenza del bond che viene restituito si ottengono in cambio bond su uno o due scadenze. Se ad esempio ho un titolo scadenza 2028 mi viene dato in cambio un titolo sempre a scadenza 2028 pari al 101,625 per cento del valore, se invece ho un titolo a scadenza 2029 mi viene dato un titolo 2028 per il 75,375 per cento del valore ed uno a scadenza 2033 per il 26 per cento, per un totale di 101,375 per cento del valore.

Il premio di scambio, la differenza in valore nominale tra i titoli restituiti e quelli assegnati in sostituzione arriva al massimo all’1,75 per cento per la scadenza 2033 e varia in base ai rendimenti dei bond dati in cambio. Sulle scadenze il premio va dallo 0,875 per cento della scadenza 2023 allo 0,625 per cento della scadenza 2042.

Anche i tassi cambiano

I venti bond attualmente in circolazione erano dei bond step up. Il tasso d’interesse era cioè crescente nel tempo, avevano pagato il 2 per cento dal 2013 al 2015, avrebbero pagato il 3 per cento dal 2016 al 2020, il 3,65 per cento nel 2021ed il 4,3 per cento fino al 2042.

Ovviamente i bond a scadenza più breve avrebbero pagato il 4,3 per cento annuo per un numero ridotto di anni mentre quelli a scadenza più lunga per più anni, di conseguenza i cinque bond offerti in cambio hanno tassi, sempre a premio rispetto al rendimento attuale, diversi e fissi per tutta la loro vita. In particolare i rendimenti vanno dal 3,5 per cento della scadenza 2023 al 4,2 per cento della scadenza 2042.

Quindi il detentore di 100 euro con scadenza 2023 del mazzo da venti bond avrà in cambio 100,875 dei nuovi bond con scadenza 2023, non raggiungerà più il tasso del 4,2 per cento negli ultimi anni di vita del suo bond ma passa subito dal 3 al 3,5 per cento.

Invece il detentore di 100 euro con scadenza 2042 del mazzo da venti avrà in cambio 100,625 euro con scadenza 2042, non raggiungerà più il rendimento del 4,3 per cento dal 2022 al 2042 del suo bond ma otterrà in cambio di passare da subito dal 3 al 4,2 per cento annuo.

E quindi?

La proposta sembra equilibrata, i detentori attuali dei sirtaki bond, gente già molto felice se è riuscita ad acquistare questi titoli qualche anno fa o anche semplicemente all’inizio del 2017, possono accettare di buon grado un aumento immediato dei propri dividendi in una misura variabile tra poco più del 16 ed il 40 per cento annuo, perché è di questo che si parla in un passaggio dal 3 che attualmente pagano questi bond al 3,5 o al 4,2 per cento annuo che pagheranno i nuovi bond, anche in presenza di una riduzione dei dividendi massimi ottenibili.

La scadenza 2023 avrebbe davanti a sé tre annualità al 3 per cento, una al 3,65 e due al 4,3 per cento ed incasserebbe 21,25 di cedole. Con il nuovo bond incasserebbe 3,5 annui per sei anni, un totale di 21 in cedole ma incasserebbe anche 0,875 in più come rimborso del capitale.

La scadenza 2042 avrebbe invece tre anni al 3 per cento, uno al 3,65 e ventuno al 4,3 per cento. Incasserebbe cedole per 102,95, incassa invece 25 volte il 4,2 per cento, cedole per 105 ed inoltre incassa lo 0,625 per cento in più sul capitale.

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