TIME nomina la Persona dell’anno. The Protester

ROMA – Il 17 dicembre dello scorso anno un ragazzo di ventisei anni, Mohamed Bouazizi, venditore ambulante di legumi si dà fuoco nella piazza del Mercato di Sidi Bouzid, in Tunisia; morirà il 4 gennaio del 2011.

Il gesto di disperazione estrema diede il via ad un’ondata di contestazioni in tutto il Paese contro la disoccupazione e il carovita. I manifestanti denunciavano le diseguaglianze territoriali e la disoccupazione galoppante. Le proteste si estesero a tutto il Paese, alla vicina Algeria e a macchia d’olio in tutto il Nord Africa. In Libia la Guerra Civile ha visto anche l’intervento di alcuni Paesi NATO. Ben noti sono gli accadimenti e gli stravolgimenti economici e politici nati dal gesto di protesta e di contestazione di quel ragazzo.
Il TIME (noto settimanale USA) nomina oggi come Persona dell’Anno non un singolo individuo, bensì “il Contestatore”, riconoscendo alla Primavera Araba, al movimento di protesta Occupy Wall Street negli Stati Uniti, a quelli di Atene e di Mosca, una valenza globale di dissenso.

Le azioni individuali possono portare a cambiamenti collettivi e colossali: questa è il significato della scelta di nominare non una persona specifica come simbolo del 2011 ma uno spirito di ribellione contro gli attuali sistemi politici. TIME sancisce l’importanza del diritto di manifestare contro le ingiustizie sociali che continuamente si realizzano nelle attuazioni di governo di molti Paesi. “In tutto il mondo, le proteste del 2011 hanno condiviso la consapevolezza della corruzione e della disfunzione del sistema politico ed economico – finte democrazie che giocano a favore dei ricchi e dei potenti, per impedire ogni cambiamento significativo”. “Vent’anni dopo il crollo del comunismo, i manifestanti pensano di stare vivendo il fallimento dell’ostinato e gigantesco capitalismo e chiedono una terza via, un nuovo contratto sociale”.

Sembra che la gente dica di averne abbastanza dovunque. Nulla di più attuale anche nella situazione Italiana, dove la Manovra Finanziaria e le decisioni politiche sembrano pesare solo sul ceto medio-basso. E allora non “basta scioperi” ma “manifestiamo” per una democrazia equa. Per un nuovo patto di fiducia tra governati e governanti, che non può non implicare obblighi precisi per ambedue le parti.

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