Nord Corea, la crisi umanitaria e l’incerta transizione tra vecchio e nuovo

Viene data oggi la notizia della scomparsa a 69 anni (forse 70 – l’età precisa non è mai stata rivelata) del dittatore Nord Coreano Kim Jong-il che è morto di infarto sabato 17. Il potere passa nelle mani del suo terzo figlio Kim Jong-Un già soprannominato “il grande successore”.

Molto poco si sa della personalità del nuovo Mr. Kim (che prende il potere invece dei suoi due fratelli più grandi perché considerati troppo instabili), a settembre  era divenuto generale a 4 stelle, cosa che aveva fatto presagire che sarebbe stato lui il successore del vecchio Mr. Kim. Ma il futuro di questa nazione, considerata da alcuni esperti la più isolata al mondo, è ben lontano dall’essere stabile. Bisognerà capire se le Forze Armate Nord Coreane benediranno la successione di questa dinastia famigliare, se la giovane età del successore (non ci sono notizie certe neanche al riguardo della sua età ma dovrebbe avere circa 28 anni) gli permetterà di riempire il vuoto di potere lasciato dal “Caro Leader” e se gli alti funzionari del Regime di Pyongyang incaricati di gestire la transizione gli saranno veramente leali. Diverse fonti descrivono lo zio Jang Son Thaek, marito della sorella del defunto, il numero due del regime, l’uomo che di fatto guidava il paese quando Kim Jong Il è stato malato. Si ritiene che sia stato uno degli architetti della successione e che, assieme alla moglie, farà da tutore all’inesperto Kim Jong Un.

 

L’unica certezza sull’attuale situazione interna del Paese ci viene fornita dal Rapporto Amnesty 2011 pubblicato in questi giorni, che nella sezione ASIA e Pacifico – Corea del Nord, traccia il profilo di una popolazione allo stremo. Si stima che 200.000 persone, bambini compresi, siano rinchiusi in campi per prigionieri politici. Sono state registrate continue e diffuse violazioni dei diritti umani. “Una combinazione di politiche economiche e di gestioni approssimative, le avverse condizioni meteorologiche e la riduzione degli aiuti internazionali hanno lasciato milioni di persone senza un sufficiente accesso al cibo. I farmaci essenziali hanno continuato a essere fuori portata per milioni di persone. A migliaia hanno attraversato il confine con la Cina in cerca di cibo e di opportunità di impiego; molte sono state arrestate dalle autorità cinesi e rimpatriate con la forza in Corea del Nord, dove hanno dovuto affrontare detenzioni, interrogatori e torture”.

 

Un’ulteriore involuzione del quadro politico ed economico verserebbe il popolo nord coreano in una situazione disperata.

 

Sud Corea, Stati Uniti e Giappone sono in allerta militare. Anche a causa dei test missilistici  effettuati oggi a nord del 38^ parallelo, in coincidenza dell’annuncio della morte del Leader di Pyongyang. I rapporti tra Nord e Sud Corea sono sempre molto tesi, tanto che la piccola super potenza nucleare nord coreana nel 2010 aveva cercato un conflitto attaccando l’isola sud coreana Yeonpyeong. Si può attribuire a quei fatti la morte di 50 persone, tra le quali 2 civili (era la prima volta che civili rimanevano uccisi nel contesto di ostilità di confine, dalla fine della guerra di Corea del 1950-1953). Il presidente degli Stati Uniti Barak Obama, fa sapere attraverso il portavoce della Casa Bianca Jay Carney, di essere in stretto contatto con il Governo sud coreano e di “prestare la massima attenzione agli accadimenti dei prossimi giorni, per essere pronti all’intervento per sostenere i propri alleati.”

 

Il Nord Corea è in lutto nazionale dal giorno della morte del suo leader fino al 29 dicembre. I funerali di stato sono previsti per il 28 dicembre, mentre il giorno successivo verranno osservati 3 minuti di silenzio da tutta la nazione.

 

L’Italia (tra i primi paesi G7 a cercare di stabilire rapporti diplomatici con il Nord Corea), con una nota della Farnesina, auspica l’inizio di una fase istituzionale nuova per la costruzione di un dialogo positivo con la comunità internazionale.

 

La speranza della Farnesina è condivisa dall’opinione internazionale, che spera che nel passaggio di potere si realizzi una rivalutazione del totale isolamento del nord della penisola coreana. Alcuni osservatori ed analisti comunicano come un crescente numero di Ufficiali Nord Coreani, si rechi sempre più spesso in visita in Cina per vedere il successo dei cambiamenti economici realizzati sotto un regime autoritario.  Una nuova politica economica potrebbe innescare dei meccanismi di apertura che potrebbero a loro volta produrre benefici immediati ed urgenti per tutta la nazione.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe