Yemen: si cerca di minare processo di pace con ribelli sciiti

SANAA – Attentato suicida nello Yemen. Un uomo alla guida di un automobile imbottita di esplosivo si è lanciato contro un convoglio di auto nel distretto di Sahhar, provincia yemenita di Sa’da nel nord dello Yemen al confine con l’Arabia Saudita.

Provincia che è considerata roccaforte dei ribelli zaiditi contrari al governo yemenita. A bordo dei mezzi viaggiavano due capi delle tribù sciite locali di Mareb, da dove proveniva il convoglio, che erano diretto a Sa’da. Nella città yemenita dovevano partecipare ai funerali del leader spirituale del gruppo ribelle sciita morto ieri, lo sceicco Badrudin al Houthi. Lo sceicco era il padre di Abdel Malik al Houthi, attuale capo del movimento armato zaidita del nord, e di Hussain al Houthi, leader dei ribelli, recentemente ucciso dalle forze governative yemenite. Il bilancio conseguente all’atto terroristico, è per ora, di 3 morti, compreso un dei due capi tribù, e 8 feriti. L’obiettivo dell’attentatore era quindi colpire i capi tribali di Mareb.

 

I due, che avevano incarichi governativi, di recente si erano anche apertamente schierati con il gruppo sciita di al Houthi, favorendo il dialogo con le autorità yemenite con cui il gruppo è in conflitto. Un conflitto scoppiato nel 2004. Anche se l’attentato non è stato rivendicato. Esso di certo va infatti, ad inserire nell’ampio e instabile scenario yemenita. Uno scenario che vede i ribelli sciiti zaiditi del nord da una parte e le autorità di Sanaa insieme a quelle saudite dall’altra. Quest’ultimi poi, sono appoggiati dagli USA. Ed è proprio questo uno dei motivi per il quale i ribelli sciiti di al Houthi sono anche fautori di una dura e violenta retorica anti-americana. Lo scontro in atto ha però, subito una battuta d’arresto dopo che lo  scorso 11 febbraio è stata firmata una tregua tra le parti. Da allora nel nord dello Yemen si sono registrate solo brevi scaramucce tra tribù sciite e quelle sunnite rivali da sempre. Proprio lo scorso martedì l’alto Commissariato ONU per i Rifugiati ha anche espresso preoccupazione in merito. Questo perché l’orientamento è che la situazione stia tornando allarmante nel nord del Paese a causa dei combattimenti. Finora sono oltre 300mila i civili accolti come profughi nei campi dopo essere fuggiti al dramma della guerra abbandonando tutto. Anche se l’indirizzo generale è quello di accollare le responsabilità dell’attentato ad al Qaeda. Per i falchi  del gruppo di al Houthi i responsabili invece, sono i servizi segreti americani.

 

Secondo questi leader sciiti gli USA vorrebbero accendere la miccia e provocare una guerra civile tra sunniti e sciiti nel Paese arabo. A rendere ancora più forte questa convinzione è il fatto che l’attentato di oggi non è un caso isolato. Per molti fa parte di una strategia pianificata. L’attacco terroristico di oggi si è svolto con le stesse modalità di quello avvenuto due giorni fa nella provincia sciita di al-Jawf sempre nel nord. Quando un fuoristrada imbottito di esplosivo e stato lanciato contro un convoglio di auto e sono state uccise 23 persone e almeno altre 30 sono rimaste ferite. Tra le vittime il capo tribale locale, Hussein bin Ahmed bin Hadhban, massima autorità sciita a livello provinciale, e suo figlio. Gli sciiti stavano celebrando la festa di al-Ghadir che ricorda la designazione di Ali, primo imam degli sciiti, come successore di Maometto. In quella occasione gli sciiti yemeniti legati ad al Houthi avevano indicato come responsabili dell’azione o al Qaeda o di alcune tribù sunnite, con le quali i ribelli di al Houthi sono in guerra. Comunque sia una sola cosa è certa il ‘cessate il fuoco’ in corso tra ribelli sciiti e forze governative yemenite non ‘conviene’ a chi ha invece, interesse a tenere alta la tensione nell’area di confine e per questo le prova tutte per cercare di far fallire il timido e fragile dialogo apertosi tra le parti in contrasto. A quanto pare il tentativo in corso è, in questo momento, quello di eliminare i principali protagonisti del dialogo.

 

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