L’attivista Yu Jie subisce torture e fugge negli USA

PECHINO (corrispondente) – Ha scelto l’esilio il noto dissidente cristiano Yu Jie, che dopo essere stato malmenato e torturato dalle autorità si è  rifugiato negli Stati Uniti, come scriveva alcuni giorni fa la Reuters.
Yu ha dichiarato di voler fornire un racconto dettagliato dei maltrattamenti subiti durante il periodo di detenzione.

Le sorti di Yu hanno preso una brutta piega da quando nel 2010, il noto attivista Liu Xiaobo, suo buon amico, e stato insignito del premio Nobel. “La mia situazione e peggiorata drammaticamente e ho dovuto subire torture terribili” ha raccontato telefonicamente, mentre si trovava nei pressi di Washington.

“Pochi giorni prima della cerimonia per l’assegnazione del Nobel, sono stato rapito e picchiato da diverse persone al punto da collassare in terra e dover essere ricoverato d’urgenza in ospedale” ha continuato Yu, il quale, dopo l’accaduto, ha per diversi mesi perso la memoria e sofferto d’insonnia.

“Indignati per il riconoscimento di Liu Xiaobo, hanno deciso di sfogare la loro rabbia su di me. Credevano che essendo un suo amico, fossi anch’io partecipe di ciò che aveva fatto”

Nel 2009 Liu e stato condannato ad 11 anni di detenzione con l’accusa di incitamento alla sovversione del potere statale. La notizia della sua incarcerazione e dell’arresto ai domiciliari della moglie, Liu Xia, ha scosso la comunita internazionale, innescando un’ondata di proteste contro il modus operandi adottato da Pechino nei confronti dei dissidenti.

Il cambio di leadership in agenda per il prossimo autunno, fa presagire un ulteriore giro di vite intorno alle voci scomode; e ai vertici del Partito è tolleranza zero verso nuove destabilizzanti sfide politiche.

La testimonianza di Yu riaccende i riflettori sulla questione dissidenti a pochi giorni dalla trasferta diplomatica del vice premier- nonché probabile futuro Grande Timoniere- Xi Jinping negli Stati Uniti.

“L anno passato, sono stato messo agli arresti domiciliari e privato della mia libertà per lunghi periodi,” ha dichiarato l’attivista ai microfoni di Radio Free Asia giovedi scorso. “Privato della libertà di potermi esprimere attraverso la scrittura e di praticare la mia fede religiosa, ho preferito scegliere di vivere altrove”.

Per buona parte del 2011 il tritacarne del Partito ha lavorato senza sosta: alla luce degli sconvolgimenti politici in Medio Oriente, e nel tentativo di scongiurare una Primavera di Pechino, nel Regno di Mezzo centinaia di attivisti e manifestanti sono stati messi in manette, trattenuti dalla polizia o fatti sparire nel nulla. L’odissea di Ai Weiwei, il padre dello stadio “Nido d’uccello” detenuto dalle autorità per 81 giorni, è stata, e continua ad essere, una delle vicende piu dibattute tanto in patria che all’estero.

Yu Jie ha 38 anni ed è una delle voci più pungenti della Cina. Ha più volte puntato il dito contro il  controllo esercitato dal governo in materia religiosa e di libertà d’espressione. Noto per aver scritto una serie di libri proibiti nella Cina continentale- (la cui vendita e stata vietata nella mainland per oltre cinque anni) il suo nome aveva gia varcato i confine della Grande Muraglia in quanto membro di un gruppo di giovani saggisti dalla penna affilata.

Cristiano dal 2002, Yu si e scagliato più volte contro la chiusura dimostrata da Pechino nei confronti delle “chiese domestiche”, e dalla sua abitazione, nella periferia della capitale cinese, ha continuato la sua attivita di scrittore, pubblicando le proprie opere ad Hong Kong e all’estero.

Nel 2010 la sua vena critica ha preso di mira il primo ministro Wen Jiabao, considerato da molti uno dei leader piu liberali di Zhongnanhai, e invece descritto da Yu come un ridicolo “Idolo da Film” incapace di promuovere lo Stato di diritto e di assicurare la tutela dei comuni cittadini.

“Prima di lasciare il mio Paese un alto funzionario responsabile per la sicurezza dello Stato mi ha detto che mi sarebbe stato concesso di andare negli Stati Uniti e di tornare in Cina; tenendo a precisare però che se avessi fatto qualcosa a loro sgradito, mi avrebbero rivoluto subito indietro”, ha dichiarato l’attivista, che proprio in quei giorni stava ultimando la biografia dell’amico Liu Xiaobo.

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