La Finlandia sceglie il presidente: in testa Moderati e Verdi

Il Partito della Coalizione Nazionale (Centrodestra) è avanti con Sauli Ninisto ma se I Verdi di Pekka Haavisto confermeranno i sondaggi nel voto potranno dargli filo da torcere

Il Presidente che si insedierà nel ruolo che è stato per dodici anni di Tarja Halonen dovrà probabilmente affrontare il secondo turno: le stazioni elettorali sono state aperte già dallo scorso week end, per rendere più scorrevoli le operazioni di voto. I seggi sono stati allestiti in centri commerciali, librerie pubbliche, uffici postali, municipi per permettere a circa un milione di elettori di votare in anticipo.

La socialdemocratica Tarja Halonen, presidente uscente, nella sua rielezione venne sostenuta dal suo partito e dagli altri elettori di sinistra, battendo Sauli Ninistö  al secondo turno. Ora il quadro politico finlandese è cambiato, il massimo di due mandati della presidenza è scaduto, per quattro anni c’è stato un governo di Centrodestra al quale è seguito l’attuale esecutivo comprendente tutti i partiti, a parte i Veri Finlandesi ed il Centro). Il Primo Ministro è Jyrki Katainen, apparenente al Partito della Coalizione Nazionale (“Kansallinen Kokoomus”) come Ninistö .

I diversi partiti scarso che partecipano al governo Katainen non possono efficacemente presentarsi come vere forze di opposizione al Centrodestra in una campagna elettorale come quella che si è svolta. Il candidato socialdemocratico Lipponen nei sondaggi non sta superando il sette per cento, pur essendo stato il Primo Ministro più duraturo (dal 1995 al 2003) alla guida di due governi di coalizione e poi presidente del Parlamento (dal 2003-2007 durante il primo governo di Matti Vanhanen, rappresentante del partito di Centro all’epoca in coalizione con i Socialdemocratici, “Suomen Sosialidemokraattinen Puolue). Lipponen sconta la partecipazione al governo di coalizione guidato dal Centrodestra. Se il Partito della Coalizione Nazionale può promuovere l’azione dell’esecutivo che presiede, ovviamente i Socialdemocratici che ne fanno parte non possono presentarsi come forza di opposizione e pur rappresentando cariche importanti (tra le quali il viceprimo ministro, ministro delle Finanze, con Jutta Urpilainen) hanno meno visibilità.

Timo Soini (Veri Finlandesi, “Perussuomalaiset”) è apparentemente in ribasso, ma favorito dal timore che una parte dei debiti della sponda sud dell’Europa ricada su paesi come la Finlandia. Fortunatamente, la cultura europeista che ha portato alla formazione di un governo di unità nazionale piuttosto che includere nel governo liste isolazioniste come i Veri Finlandesi sembra abbia già ridimensionando, oggi come in passato, una forza che presenta sfumature preoccupanti di chiusura, ad esempio in fatto di immigrazione. Timo Soini si propone con atteggiamenti euroscettici in politica estera e populisti in politica interna, dal 1998 è entrato a far parte della piccola chiesa cattolica in Finlandia (paese a maggioranza luterana, con una significativa minoranza ortodossa). Nei sondaggi negli ultimi giorni si trovava intorno al sette per cento. Ad Helsinki non sono novità nè nè le grandi coalizioni nè gli exploit elettorali effimeri tipici di stagioni euroscettiche.

Paavo Väyrynen, candidato del Partito del Centro (“Suomen Keskusta”), l’altro escluso dal governo e con qualche posizione euroscettica, sembra l’unico che possa contendere il secondo posto ai Verdi. Vayrynen è stato Ministro molte volte fin dagli anni settanta, nei quali era ritenuto vicino all’allora presidente Urho Kekkonen. Paavo Väyrynen è stato agli Esteri più volte, dal 1977 al 1982, dal 1983 al 1987 (periodo nel quale è stato anche Vice Primo Ministro) e dal 1991 al 1993. Il candidato del partito del Centro resta nella sua linea di moderato euroscetticismo, netto non allineamento (inclusa l’opposizione all’ingresso della Nato in tempi rapidi), buone relazioni con la Federazione Russa. Väyrynen, che si contende con il verde Pekka Haavisto il ruolo di sfidante del favorito Sauli Ninistö , gode di molto consenso nelle regioni settentrionali ed orientali della Finlandia. Negli ultimi giorni di sondaggi è calato nelle intenzioni di voto scendendo, da livelli simili a quelli dei verdi, al quattordici per cento.

Sono cresciuti molto infatti gli ambientalisti (“Virheä Liitto”) guidati da Pekka Haavisto, che ha molto supporto soprattutto tra le elettrici. Pekka Haavisto è stato il primo ministro dei Verdi in un governo nazionale, in tutto il mondo, quando nel 1995 è entrato a far parte del governo Lipponen (coalizione a guida socialdemocratica), ricoprendo il ruolo di Ministro dell’Ambiente dal 1995 al 1999. Haavisto è omosessuale e convive ufficialmente dal 2002, il suo curriculum internazionale riguardo ai diritti civili e all’ambiente è significativo: ha preso parte ai colloqui di pace in Sudan come rappresentante dell’Unione Europea ed ha guidato programmi ambientali delle Nazioni Unite in Iraq, Afghanistan, Kosovo, Romania, Liberia ed in altri paesi. Alcune rilevazioni del 18 gennaio assegnano ad Haavisto circa il diciotto per cento dei consensi, abbastanza per arrivare al secondo turno ed affrontare Ninisto lasciando indietro gli altri candidati.

Non è ancora chiaro se Paavo Arhinmäki, candidato dell’Alleanza di Sinistra riuscirà a tradurre il consenso dei giovani, numericamente e socialmente importanti in Finlandia come in molti paesi limitrofi e dell’area nord della UE, in concreti risultati elettorali. Sta di fatto che nei sondaggi che precedono ormai di poco le consultazioni elettorali il traino delle campagne antieuropeiste dei Veri Finlandesi pare esaurito e il ribasso evidente dei Socialdemocratici in questi anni comincia ad essere rispecchiato dalla vivacità dell’ altra parte dell’arco politico finlandese, con la definizione più chiara delle posizioni dei Verdi, ormai non più solo alternativi, e dell’Alleanza di Sinistra, che al momento non può contare su più del sei per cento delle intenzioni di voto.

La carica di Presidente della Repubblica in Finlandia (Suomen Tasavallan Presidentti) sta vedendo a partire dalla riforma del 2000 una riduzione dei propri poteri, ma nella Costituzione Finlandese mantiene prerogative non indifferenti ad esempio in politica estera. La riforma costituzionale di poco più di un decennio fa ha smussato le possibilità di azione del presidente in materia di politiche europee, spostando progressivamente queste ultime nell’ambito della politica interna, che ricade sotto i poteri del Primo Ministro e del Governo. Le ragioni del cambiamento sono storiche: nel 1991 si decise di ridurre a due mandati di sei anni la durata della carica presidenziale (dal 1988 regolata da elezioni dirette e non più da un collegio di elettori scelti precedentemente nelle circoscrizioni dai cittadini) e di studiare un ridimensionamento dei suoi poteri, perchè per gran parte del dopo guerra il presidente Urho Kekkonen era diventato praticamente inamovibile grazie ai suoi rapporti privilegiati con l’Unione Sovietica ed al suo ruolo nel partito Agrario (l’attuale partito di Centro), detenendo la sua carica ininiterrottamente dal 1956 al 1982. Ma guardiamo più da vicino gli otto candidati alla presidenza in Finlandia, che andranno ad occupare un ruolo importante, centrale nella gestione della politica estera extraeuropea, con la capacità di influire su questioni centrali in Finlandia come i rapporti con la Federazione Russa e sul dibattuto ingresso di Helsinki nella Nato, tuttora improbabile nel breve e medio termine.

Cominciamo dal favorito, Sauli Ninistö, che a quanto sembra dovrà rinunciare alla vittoria nel primo turno che i sondaggi gli promettevano un paio di mesi fa, dal momento che soprattutto i Verdi con Pekka Haavisto hanno aumentato il proprio peso nelle intenzioni di voto. Il candidato del Partito della Coalizione Nazionale, Ninistö , ha ricoperto importanti cariche, è stato ad esempio Ministro delle Finanze dal 1996 al 2003, più a lungo di tutti i politici finlandesi, in governi di coalizione guidati dagli avversari socialdemocratici di Paavo Lipponen.

Ninistö si avvicinerebbe in questo momento al quaranta per cento, non abbastanza per essere eletto subito come sperava un paio di mesi fa. Il 5 febbraio infatti occorrerà valutare a chi andranno i consensi di Lipponen e di Arhimaki (intorno al sei o sette per cento a testa) e i pochi punti percentuali accreditati ai cristianodemocratici e al partito degli svedesi, a parte i cristianodemocratici, questi elettori difficilmente ripiegheranno sul Centrodestra. Inoltre il dieci per cento degli elettori si è dichiarata indecisa fino a oggi ed una quota di poco più alta non ha risposto ai sondaggi. Il candidato del Partito della Coalizione Nazionale inoltre conterebbe il quaranta per cento dei consensi nel segmento più deciso degli interpellati, mentre tra le intenzioni di voto più sfumate rilevate dagli istituti specializzati la preferenza per la sua candidatura sarebbe calata addirittura solo poco sopra il trenta per cento.

Sauli Ninistö è stato presidente del Parlamento unicamerale finlandese (Eduskunta) dal 2007 al 2011, durante i governi a guida centrista di Matti Vananhen (2007-2010) e di Mari Kiviniemi (2010-2011), di cui il Partito della Coalizione Nazionale faceva parte. Sauli Ninistö  è abbastanza chiaramente identificato come un sostenitore dell’impresa e del rigore, sgradito ai sindacati, che hanno un peso non indifferente, questa volta però l’alternativa progressista è frastagliata: Paavo Lipponen (Socialdemocratici, “Sosialdemokrattinen Puolue”) è apprezzato, ma il suo partito sconta i problemi cui si è accennato e la fine progressiva del dominio che ha esercitato in altri periodi, in cui ad essere frammentato e incerto era il Centrodestra, diviso tra liberali, centristi, conservatori e cristianodemocratici per gran parte del dopoguerra. L’Alleanza di Sinistra e gli altri partiti minori questa volta hanno dichiarato che non indicheranno convergenze su un candidato presidenziale agli elettori.

Paavo Arhimäki ha trentacinque anni, il programma del suo partito, l’Alleanza di Sinistra, include il rafforzamento della protezione sociale delle fasce sociali più deboli, più attenzione alle tematiche giovanili, difesa della laicità, sostegno alle unione civili anche tra coppie dello stesso sesso, protezione dell’ambiente. Arhinmaki e la lista che rappresenta sono contrari all’ingresso nella Nato e si oppongono ad una Unione Europea più chiusa. Arhinmaki ha studiato Scienze Politiche ma non ha completato il corso, è uno sportivo ed è Ministro della Cultura e dello Sport nel Governo.

Eva Biaudet è la candidata del Partito degli Svedesi (“Ruotsalainen Kansanpuolue”), una importante minoranza in Finlandia (dove anche lo svedese è lingua ufficiale), la sua lista ha una lunga storia, ha espresso personalità di governo in ruoli centrali in diversi decenni e differenti esecutivi, incluso l’attuale governo. Attualmente Biaudet è il difensore dei diritti delle minoranze (Ombusdsman) in Finlandia e componente del forum dell’ONU sulle questioni indigene (in Finlandia c’è la comunità lappone). Eva Biaudet ha posizioni liberali su immigrazione ed unioni civili, non sostiene l’ingresso della Nato. I sondaggi la danno attorno al due o tre per cento.

Sari Essayah è la candidata dei Cristianodemocratici (“Kristillisdemokraatit”), europarlamentare dal 2009 e segretaria del partito dal 2007 al 2009. E’ contraria all’aborto, favorevole al matrimonio tradizionale e si oppone all’eventuale entrata della Finlandia della Nato ed a regole europee più stringenti delle attuali. E’ nata da madre finlandese e padre marocchino ed è una sportiva (atletica) ha vinto premi mondiali ed europei tra il 1993 ed il 1996 e resta attiva nelle organizzazioni sportive. Nei sondaggi è collocata anche lei tra il due ed il tre per cento.

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