Quanta tristezza in questo calcio contemporaneo, ora che le pay-tv la fanno da padrone e non c'è più alcuno spazio per l'immaginazione di quel racconto esaltante che proveniva dai vecchi apparecchi radiofonici!
Centovent'anni: auguroni, immarcescibile Juventus! Centovent'anni di sogni e di vittorie, centovent'anni da protagonista assoluta del calcio italiano, centovent'anni che arrivano al termine di un anno solare in cui, al netto della sconfitta di Cardiff e del neo di inizio stagione contro la Lazio in Supercoppa italiana, la squadra è stata protagonista di una cavalcata straordinaria, conquistando il sesto scudetto consecutivo, superando così il record stabilito dalla Juve del quinquennio d'oro, vincendo la terza Coppa Italia di fila, la dodicesima in totale, ed esibendo un gioco corale e delle individualità di altissimo livello.
Prima di lui c'era stata la tragedia di Giuliano Taccola, l'attaccante della Roma morto per un arresto cardiaco negli spogliatoi dell'Amsicora di Cagliari il 16 marzo 1969. Dopo di lui ci sono stati altri casi eclatanti, come quello del camerunese Marc-Vivien Foé, dell'ungherese Miklós Fehér, dello spagnolo Antonio Puerta e del nostro Piermario Morosini. Fatto sta che il dramma di Renato Curi, accasciatosi sul terreno di gioco di Pian di Massiano durante un Perugia-Juventus di quarant'anni fa, segnò lo spartiacque in questa speciale categoria delle vicende sportive.
Diego Armando Maradona, al pari di Pelé, Di Stefano, Best e Cruijff, non è stato solo un calciatore: è stato il calcio in persona.
Trent'anni dalla scomparsa del partigiano Giulio Bolaffi, il signore dei francobolli, un garbato gentiluomo torinese che molto si è battuto per l'Italia e per la sua dignità. Trent'anni senza uno dei simboli e dei protagonisti della Resistenza, senza un appassionato della vita, senza un indefesso costruttore di meraviglia, senza una personalità animata da quel senso della giustizia proprio di una certa aristocrazia cresciuta a ridosso delle Alpi che annoverava fra i suoi massimi interpreti anche il coetaneo Olivetti.
Chiunque conosca la biografia di Hitler sa che il futuro Führer non era tedesco bensì austriaco e sa anche che se c'erano due paesi in cui l'antisemitismo la faceva da padrone, questi erano Francia e Austria.
Con la sua classe purissima e il suo talento cristallino, David Trezeguet non fece altro che rinnovare una tradizione calcistica di altissimo livello, ossia il rapporto privilegiato fra la Francia e i colori bianconeri. E se "Le Roi" Platini è fuori dalla portata di chiunque, e Zidane diciamo pure, è bene ricordare che "Trezegol", come venne affettuosamente ribattezzato dai tifosi di Madama, venne dopo Deschamps, Combin e Henry e in contemporanea con campioni del calibro di Thuram e Vieira; senza dimenticare, negli anni successivi, Paul Pogba e ora Blaise Matuidi.
Di Thomas Sankara, della sua storia e del suo esempio rivoluzionario si tende a parlare sempre troppo poco.
Cabrini da Cremona fa sessanta: incredibile se si pensa al bel ragazzo che solcava la fascia sinistra dei campi di gioco d'Italia e d'Europa.
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