G20. La partita si gioca sulla guerra dei cambi

BRUXELLES – Ancora non é iniziato il G20 nella storica città coreana di Gyeongyu, ma già la tensione é altissima: la partita dei tassi di cambio rischia di far saltare i già fragili equilibri tra gli Stati partecipanti. E poi agenzie di rating e “too big to fail” i nodi da sciogliere, ma andiamo per ordine.

La guerra delle valute. Non sarà un fine settimana facile per i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali riuniti in Corea del Sud, le dichiarazioni della vigilia alzano i toni sulla delicata questione dei tassi di cambio e delle svalutazioni delle monete utilizzate come leva per avere vantaggi competitivi in termini di export ai Paesi che le mettono in atto. La preoccupazione é diffusa e se il Segretario al Tesoro americano Timothy Geithner, dalle colonne del Wall Street Journal fa sentire la sua voce in proposito, abbiamo la misura di quanto sia importante la posta in gioco. Geithner invita a cogliere l’occasione del G20 per riequilibrare l’economia mondiale soprattutto in relazione alle svalutazioni competitive della moneta favorendo introduzione di norme precise. La richiesta del titolare del Tesoro americano rischia seriamente di scontrarsi contro il muro cinese. A Pechino infatti non hanno nessuna intenzione di modificare la politica monetaria dello Yuan, e la Cina rischia trovare un insospettabile alleato nella Francia del Presidente Sarkozy, che sta per succedere alla Corea alla Presidenza dell’organismo, e che vuole fare della questione dei cambi il cavallo di battaglia del suo mandato. Mentre dalla City, il governatore della Bank of England paventa la minaccia di un disastroso collasso paragonabile a quello degli anni ’30 se le tensioni sui tassi di cambio degenerano in protezionismo, in un’intervista al Financial Times il Primo Ministro indiano Manmohan Singh gli fa eco: “sono molto preoccupato per la situazione finanziaria, Il G20 – dice – deve dare un rinnovato  impeto a una riforma finanziaria coordinata e un’economia  globale più bilanciata, invece l’allentamento monetario e tassi di cambio  sottovalutati non fanno altro che complicare i problemi e  portare pericolose divergenze di opinione fra i leader, non c’e’ accordo sulla  diagnosi e si e’ perso il consenso su come affrontare la situazione. Il G20 rischia di essere un fiasco”. In Corea si rischia di avere un organismo, nato due anni fa per far fronte alla crisi del sistema finanziario mondiale che ha perso coesione interna. Tutto ciò fa di questo meeting un gigantesco “scontro di interessi” che vede da una parte i Paesi debitori come gli Stati Uniti e il Regno  Unito e dall’altra i paesi creditori, guidati dalla Cina con le sue ampie riserve valutarie.

Agenzie di rating e “Too big to fail”. Ma il problema delle valute non é l’unica questione sul tavolo, ci sono altri nodi da sciogliere soprattutto quelli sollevati dal Financial Stability Board (FSB) presieduto da Mario Draghi, relativi alla dipendenza del mercato finanziario dalle agenzie di rating, e il cosiddetto “too big to fail”, ovvero  quegli istituti in grado di  generare crisi sistemiche in caso di difficoltà e che confidano  così sulla garanzia di salvataggio implicita dei governi. Le agenzie di rating hanno il compito di dare un “voto” agli strumenti finanziari semplici e complessi che ne certifichi l’affidabilità, e sono state tra le principali imputate per la crisi dei mercati finanziari del 2008 a causa di voti troppo generosi dati a prodotti finanziari che poi si sono rivelati scadenti. IL FSB chiede ai governi di eliminare da leggi e normative il requisito, chiesto  a società e strumenti finanziari, di essere sottoposti a  rating. In questo modo e incoraggiando  autonomi sistemi di 
misurazione della capacità di rimborso del debitore si punta a  evitare la dipendenza meccanica del sistema finanziario  dalle agenzie di rating . Sul “too big to fail”, il presidente Draghi solleverà il problema ma  non fornirà però proposte 
dettagliate. Una decisione dettata anche dalla necessità di  capiré prima cosa stabiliranno le leggi e le autorità di ogni  paese per i creditori delle banche che dovessero andare incontro  a crac.

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