Usa: Trump difende la sospensione del programma per i rifugiati

NEW YORK – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha difeso ieri la controversa decisione di sospendere per 120 giorni l’accesso dei rifugiati nel paese, e di proibire per 90 giorni l’ingresso di tutti i cittadini di sette paesi a maggioranza islamica ritenuti a rischio terroristico sulla base dei rilievi della precedente amministrazione Obama.

Rivolgendosi alla stampa 48 ore dopo la firma del decreto, che ha suscitato la condanna di tanti politici Usa e leader internazionali, Trump ha negato che la sua amministrazione abbia operato un discrimine sulla base del credo religioso. “Per essere chiari, questo non e’ un bando ai musulmani, come falsamente riferito dai media”, ha detto il presidente. “Non si tratta di religione, ma di terrorismo e di garantire la sicurezza del paese”. La decisione dell’amministrazione presidenziale, che blocca tutti gli ingressi di cittadini provenienti da Iran, Iraq, Siria, Sudan, Libia, Yemen e Somalia, ha pero’ suscitato un’ondata di critiche da parte dei Democratici, e anche da parte di diversi esponenti del Partito repubblicano, che per la prima volta dall’insediamento di Trump lo hanno apertamente contestato. L’amministrazione ha dovuto fare gia’ ieri un parziale passo indietro, anche a causa di disagi e problematiche emerse nella concreta attuazione del decreto. 

La Casa Bianca ha precisato che il blocco temporaneo degli ingressi non si applica a chiunque sia titolare di una green-card, a meno che a suo carico non pesino dubbi legati alla sicurezza nazionale. Il decreto presidenziale e’ stato accolto nel fine settimana da numerose proteste a Washington e nei principali aeroporti del paese, di cui l’amministrazione ha contestato la spontaneita’. L’amministrazione Trump ha giustificato il blocco degli ingressi con l’esigenza di adottare nuovi criteri per la valutazione delle domande di asilo. Il decreto presidenziale, pur se in vigore, e’ stato parzialmente sospeso da un giudice federale di Brooklyn, Ann Donnelly, che ieri ha proibito l’espulsione dei richiedenti asilo bloccati negli aeroporti del paese. La giudice ha emanato l’ordinanza emergenziale accogliendo il ricorso di alcuni gruppi per i diritti civili, primo tra tutti l’American Civil Liberties Union, che paventava “danni irreparabili” per i richiedenti asilo respinti nel loro paese. 

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