Reportage Brasil: São Paulo. Appunti di viaggio non immaginario (2/4)

Altra ossessione la violenza.
Dentro la città convivono varie città. Dentro le varie città esistono ghetti ed enclave blindate. La grandezza spropositata dei luoghi favorisce l’incomunicabilità e la paura. Gli individui vengono declinati in classi, le quali a loro volta vengono definite con le lettere dell’alfabeto; A, B, C, D, etc.

Alla lettera spesso viene associato un numero ipotetico che designa il reddito annuo (presunto) della persona. Più si decresce nell’alfabeto più la persona è indigente o semplicemente poco attrezzata a consumare.  Più si scende più si sente parlare di salario minimo.
Imperano dappertutto le manifestazioni dell’invenzione della paura. Garitte, trincee, filo spinato ed elettrico, muri altissimi e dissuasori finemente disegnati da architetti urbani. Così i ricchi, o aspiranti tali, si difendono dai violenti o meglio dai poveri che non si sono rassegnati al loro stato (e a rimanere solo a guardare le vetrine) e cercano di arraffare quello che possono pistola alla mano.
Di giorno e soprattutto di notte, nei quartieri residenziali si odono solo i passi della vigilanza e di qualche auto che transita lenta.

Si accumula l’ansia e si costruisce la propria prigione privata in forma di condominio chiuso e guardato a vista, rifornito di tutto. Persino di scuola private, salão de festas e palestra. Ci si rinchiude dentro per proteggersi da quello che c’è fuori e le paure finiscono per diventare perenni e indefinite.
La sensazione è che ci si è assuefatti a una sorta di minaccia continua, ancora più inquietante perché avvertita come diffusa, sfuggente, sfocata ma onnipresente.
Nella megalopoli si avverte chiaramente, qui più che altrove, un clima permeato di paura, sospetto e odio. La vita si satura (caratteristica generale delle società contemporanee dedite solo al consumo, quasi tutte quindi) di cupe afflizioni e sinistre premonizioni ancora più temute per la loro non-specificità (qui identificate genericamente in assalto e sequestro), i loro contorni indistinti e le loro radici nascoste.

Le auto hanno quasi tutte i vetri scuri. O meglio sono ricoperti da una pellicola scura che serve a proteggersi dallo sguardo di chi è all’esterno. Un altro dei tanti muri sottili che da queste parti si erigono contro il (supposto) pericolo sempre in agguato.
Ai semafori si chiudono i finestrini e si abbassano le sicure delle portiere.
Effetti collaterali dell’invenzione della paura.

A proposito, a nessuno viene in mente la banale equazione sociale:
diseguaglianza sociale=differenza,
differenza=esclusione,
esclusione=violenza.

Comunque –come notava un articolo di una rivista letto tempo fa- qui hanno un vantaggio; una lingua che addolcisce tutto, anche gli orrori.

Nel quartiere alto-borghese le domestiche di mattina comprano il pane fresco e la frutta per la colazione, portano e riprendono indifferentemente sia i figlioli dei padroni dalle scuole (naturalmente private ed esclusive) che i loro ridicoli cagnolini di marca, pardon di razza, a pisciare, acquistati più per il loro valore ed esibiti come oggetti esclusivi alla stregua di una borsa firmata o di un foulard.
Meno che nel week end dove i padroni si riappropriano sia dei figli che dei cani, più dei secondi che dei primi per la verità, per un giro tra pari con commento estatico e naturalmente esclusivo.

In questa città la memoria è qualcosa di instabile e confuso (Murakami) .
Infatti in alcune vie si affrettano a distruggere il passato, rappresentato dalla demolizione di alcune vecchie casette dall’architettura coloniale, per innalzare gli ennesimi palazzi verso il cielo.
La memoria sembra sopravvivere solo nel silenzio dei vecchi e nei loro sguardi lontani.
Ci si consegna a un eterno futuro. Si guarda solo avanti per non essere travolti dal tempo.
Il passato pare essere solo qualche pezzo di futuro che non serve più…

Le religioni evangeliche.
Sono decine e decine le chiese che qui fanno concorrenza al brand principale (chiesa romana) togliendo ad essa clienti e soprattutto denaro.
Il prodotto è sempre lo stesso (la salvezza) ma cambia il meccanismo di vendita. Più diretto, più semplice, più comprensibile e accattivante. La promessa è così convincente che per accaparrarsela le pecorelle (queste sì povere di spirito e di reddito) pagano (direttamente in denaro, o meglio con tutto il denaro che possono permettersi) questo diritto al pastore (si chiama proprio così) che dopo aver terminato la tosatura, ringrazia. E ringrazia anche la sua banca che vede il suo conto crescere a ogni funzione.

Chiese pentecostali popolari e Comunità Evangeliche in America Latina hanno superato infatti il tradizionale predominio della chiesa cattolica: secondo le statistiche riportate da Le Monde Diplomatique, soltanto in Brasile negli ultimi dieci anni gli evangelici sono praticamente raddoppiati passando da 13 a 26 milioni. Una vera e propria diaspora di fedeli è quella che sta vivendo qui la chiesa cattolica da dieci anni a questa parte. Un esodo di massa verso la miriade di chiese evangeliche che ogni giorno attraggono centinaia di nuovi adepti, a volte con metodi ai limiti della legalità, o quantomeno dell´etica.
Di questo passo, nel 2030, i cattolici scenderanno sotto il 50%, mentre per il 2040 è previsto il sorpasso degli evangelici. Dati allarmanti dunque per santa romana chiesa che non riesce a mettere un freno alla migrazione di fedeli. Il successo delle chiese evangeliche e neo pentecostali si spiega grazie alla frammentazione e alla capacità di adattamento alle variegate situazioni sociali del Paese.
In particolare guadagnano spazio e fedeli all´interno delle favelas nelle periferie delle grandi città: “La chiesa cattolica è centralizzata, ad esempio per quanto riguarda la formazione dei suoi preti – spiega il professore della Scuola nazionale di Scienze statistiche José Eustaquio Diniz Alves al quotidiano O Globo – mentre la formazione dei pastori evangelici avviene più rapidamente. Un’altra caratteristica delle chiese evangeliche è quella di “personalizzare” la fede: hanno un messaggio per ogni gruppo sociale, con chiese che si adeguano al pubblico omosessuale o a quello, per esempio, dei surfisti”.
Non è dunque solo l´economia verdeoro a crescere rapidamente, ma è anche la società, in uno degli aspetti più radicati della tradizione brasiliana, a cambiare a ritmi frenetici. E questo cambiamento mette in luce la profonda crisi di rinnovamento della chiesa cattolica incapace di parlare e farsi capire dalle masse di poveri, ma anche dai milioni di brasiliani entrati negli ultimi dieci anni a far parte della nuova classe media.
Il crescente peso delle organizzazioni evangeliche e pentecostali è aumentato inoltre anche a livello politico. Le elezioni si giocano anche sul terreno degli elettori evangelici. In particolare, le chiese evangeliche sono considerate dei notevoli serbatoi di voti e per questo motivo tutti i candidati durante la campagna elettorale, devono tener conto delle esigenze e delle necessità di queste comunità. Questa sorta di serbatoio elettorale, esistente all’interno delle comunità evangeliche, è stato definito negativamente con il termine di “clientelismo religioso”, sia per la radicalizzazione della fede in funzione della competizione elettorale (da cui potrebbero derivare casi d’intolleranza ed episodi di violenza), sia per il rischio di mettere in discussione la laicità dell’ideale repubblicano dello stato brasiliano.
Pare che la lobby delle chiese evangeliche insieme a quella dei latifondisti (fazenderos) siano quelle che dicono sempre l’ultima parola al Parlamento (ognuno ha i guai che si merita verrebbe da dire…).

In compenso tutti senza distinzione frequentano altre moderne cattedrali; gli shopping center.
Sontuosamente disegnati, strutturati e riforniti. Tutti eguali nella loro essenza, dal parcheggio sotterraneo al cinema multisala all’ultimo piano, dai negozi di abbigliamento al piano dedicato al consumo di cibo.
Attentamente differenziati rispetto ai target e potere di acquisto, fanno parte della vita quotidiana e della parabola consumistica degli abitanti della megalo-polis. Tutto viene concentrato in maniera efficace ed efficiente, dal piacere (di vedere, trascorrere del tempo, giocare, incontrarsi) al dovere (di comprare).
Nulla è lasciato al caso. Tutto è studiato al dettaglio come i percorsi delle cavie nelle gabbie.
Stimolo, risposta, rinforzo e ricompensa sono gli impulsi impalpabili che si avvertono entrando e aggirandosi tra i piani e le vetrine scintillanti.
Il dio o meglio gli dei venerati in queste cattedrali, sono le svariate merci che soddisfano momentanei bisogni di status e appartenenza, rinforzati in continuazione attraverso offerte e sacrifici  celebrati da svariati sacerdoti, chierici e laici. La liturgia.
La rivelazione delle merci attraverso la pubblicità.
I miracoli.
L’al di qua come eden tangibile.

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