Affondo di Berlusconi sulla riforma della giustizia: «La prossima settimana il Cdm»

Non solo il Lodo Alfano ma anche una profonda riforma del sistema della giustizia: è questo quello che il Cavaliere sta preparando per i prossimi mesi, sicuro della non belligeranza dei finiani

ROMA – «Abbiamo lavorato con le forze del parlamento per un accordo preventivo» e «la prossima settimana presenteremo in Consiglio dei Ministri la riforma della giustizia che è già ultimata». Con questa dichiarazione Silvio Berlusconi ha inferto una accelerazione al processo di riorganizzazione dell’ordinamento giudiziario proprio all’indomani dell’accordo di massima raggiunto con i finiani sul Lodo Alfano.
Dopo aver incontrato il Guardasigilli, il Presidente del Consiglio ha parlato a Palazzo Chigi durante un incontro sul fisco con sindacati e Confindustria, mostrando la propria fiducia rispetto alla possibilità che si porti a termine la riforma che maggiormente gli sta a cuore. «Abbiamo un sistema di giustizia civile e penale con tempi incredibilmente lunghi, inaccettabili», dice il Capo del Governo, sottolineando un aspetto vero della realtà italiana, ma tacendo come proprio le lungaggini giudiziarie lo abbiano salvato più volte da condanne certe tramite l’istituto della prescrizione. Berlusconi sa che deve sfruttare questo momento perché l’eccessivo tatticismo dei finiani e l’impreparazione dell’opposizione sembrano aver definitivamente scongiurato l’ipotesi di elezioni anticipate e per questo nelle sue dichiarazioni finiscono anche degli attacchi all’attuale legge sulle intercettazioni, prossimo obiettivo di riforma: «Io vivo con grande difficoltà che non si possa più utilizzare il telefono. È terribile essere in un Paese in cui non puoi avere la certezza di non essere intercettato. È qualcosa a cui dovremo rimediare». Viene naturale la considerazione che si ha paura di essere intercettati se si vuol fare qualcosa di illecito.

In merito alla riforma della giustizia che dovrebbe approdare in Consiglio dei Ministri sono molte le voci che si rincorrono, anche se il testo per ora sembra top secret. È possibile, infatti, che seppur il Cavaliere l’abbia dato per ultimato, il ddl sia ancora oggetto delle limature dell’avvocato Ghedini e che possa diventare definitivo solo a ridosso della presentazione. Di sicuro sarà un ddl costituzionale, perché si interverrà pesantemente ridefinendo le figure e le competenze di tutti i soggetti dell’ordinamento giudiziario: separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri (con i questi ultimi organizzati attraverso un ufficio e subordinati nell’esercizio dell’azione penale a disposizioni di legge e non più rispetto al criterio dell’obbligatorietà), responsabilità per giudici e pm, inappellabilità delle sentenze di assoluzione e riforma integrale del Csm sono alcuni degli elementi che certamente entreranno nella discussione.

Il Presidente del Consiglio, fiducioso rispetto alla decisione della Consulta sul legittimo impedimento, sta lavorando per riscrivere la Carta Costituzionale, portando a casa contestualmente riforma della giustizia e Lodo Alfano. Da registrare che a Palazzo Madama, dopo l’approvazione dell’emendamento Vizzini in Commissione Affari Costituzionali, l’opposizione ha deciso di usare tutti gli strumenti a sua disposizione per dilatare il più possibile la discussione, con una manovra tipicamente ostruzionistica. «Facciamo melina», ha commentato il senatore Pancho Pardi dell’Idv, mentre Enzo Bianco del Pd conferma che saranno utilizzati «tutti gli strumenti regolamentari per rallentare, ed anche se ci saranno delle notturne, il provvedimento non uscirà dalla commissione la prossima settimana».

Rispetto all’atteggiamento dei parlamentari finiani sulla retroattività del Lodo Alfano introdotta ieri da Vizzini, si sono registrati i malumori della base della neonata Futuro e Libertà, con moltissimi commenti negativi postati sui diversi profili Facebook, tanto che Rossi, direttore di Farefuturo e vicinissimo a Gianfranco Fini, ha immediatamente spiegato ai simpatizzanti che «il berlusconismo non può finire per via giudiziaria», e che il Lodo Alfano è «un atto doveroso e di responsabilità». Sempre da Facebook arrivano le dichiarazioni di Oliviero Diliberto della Federazione della Sinistra che nota come si prevedano «tempi tristi per chi ha creduto che nessuna mediazione fosse possibile tra Berlusconi e Fini. Il Lodo Alfano lo dimostra, la mediazione sembra essere in atto e, di conseguenza, comincia a cambiare il clima politico». Ma l’ex ministro del Governo D’Alema ne ha anche per l’opposizione: «L’inadeguatezza del Pd è grande. Bisognava capire che non era più aria di fioretto ed occorreva cogliere al volo l’opportunità data dalla crisi profonda del berlusconismo, e stare con le mani, i piedi e la testa dentro la manifestazione dei metalmeccanici assumendone la portata generale di cambiamento».

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