“Io riattivo il lavoro”. Cgil in campo a tutela delle maestranze delle aziende confiscate alle mafie

 ROMA – Prosegue la campagna “Io Riattivo il Lavoro”, promossa dalla CGIL.

L’iniziativa è sostenuta anche da Arci, Acli, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La Torre, Legacoop, Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Sos Impresa, che invitano a firmare la proposta di legge presso le loro sedi territoriali che scade il 30 maggio. Ancora pochi giorni per la raccolta firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare per l’emersione dalla illegalità. Per spingere il Parlamento ad assumere le proposte legislative del sindacato sulle aziende confiscate, la CGIL è impegnata a raccogliere, nelle prossime settimane, il maggior numero di firme nelle tante iniziative previste nei territori e direttamente nei luoghi di lavoro, organizzando presidi gazebi e banchetti nei luoghi particolarmente frequentati (piazze, centri commerciali, università, centri anziani). Contemporaneamente sono previste iniziative specifiche – che saranno organizzate insieme alle associazioni che con la CGIL hanno promosso la legge d’iniziativa popolare – nel corso della giornata nazionale di raccolta straordinaria delle firme prevista per martedì 30 Aprile, data nella quale cade il 31esimo anniversario del barbaro assassinio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. La campagna nazionale punta a raccogliere le 50.000 firme necessarie per intraprendere l’iter di approvazione della legge di iniziativa popolare intitolata “Misure per favorire l’emersione alla legalità delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata”. La proposta di legge ha l’obiettivo di “ricostruire le condizioni per assicurare la legalità economica” e stimolare il dibattito parlamentare sulla condizione delle aziende coinvolte dal fenomeno e soprattutto dei tanti lavoratori e lavoratrici che perdono il proprio posto di lavoro per la penetrazione delle organizzazioni criminali e mafiose nella nostra economia. Il quadro è allarmante: in Italia (al 3 settembre 2012) sono 1636 le aziende confiscate e il 90% di queste sono destinate al fallimento, con circa 80.000 lavoratori coinvolti. Ciò avviene proprio in territori già fortemente condizionati dalla zavorra mafiosa: le regioni con il numero più alto di aziende sequestrate e confiscate sono, infatti, la Sicilia (37%), la Campania (20%), la Lombardia (12%), la Calabria (9%) e il Lazio (8%). I sequestri e le confische dall’inizio della crisi sono aumentate del 65%, un dato drammatico e poco noto, che testimonia a pieno la vulnerabilità del nostro tessuto economico. Fra gli strumenti proposti dal progetto di legge: la costituzione di una Banca dati delle aziende sequestrate e confiscate; la valorizzazione del territorio, la tutela dei lavoratori, l’uso sociale delle aziende.


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