E’ morto Ugo Vetere, portò il rinnovamento a Roma

ROMA – L’ex sindaco di Roma, Ugo Vetere, è morto la notte scorsa nella sua casa a San Martino al Cimino, in provincia di Viterbo. Aveva 88 anni ed era malato da tempo. Roma perde un grande uomo e un grande politico.

La camera ardente sarà allestita in Campidoglio, probabilmente il 4 aprile, nella sala Protomoteca. Ugo Vetere è stato un nobile esempio di uomo politico; nel corso della sua vita, ha sempre parteggiato e difeso i valori di giustizia sociale, uguaglianza e solidarietà.
Il suo impegno politico inizia durante l’occupazione naziasta di Roma, quando decide di partecipare alla Resistenza e poi di partire per il Nord con il Cln (Comitato di liberazione nazionale). Tornato a Roma, a guerra finita, comincia a lavorare nella Cgil, divenendone Segretario nazionale nel 1956.
Negli anni Sessanta, nelle fila del Pci, viene eletto consigliere comunale e nel 1976 Assessore al Bilancio nella giunta capitolina guidata da Giulio Carlo Argan, carica che mantiene anche con Luigi Petroselli. Nell’ottobre del 1981, alla scomparsa prematura di Petroselli, Vetere è eletto sindaco di Roma.
“Qualcuno semina, altri raccolgono – aveva dichiarato all’indomani della sua nomina – io penso che ciascuno deve seminare scavando profondo e senza usare concimi chimici. Ciascuno deve affidarsi alle proprie forze, al proprio cuore, alla propria intelligenza. Poi il raccolto può venire, ma non bisogna mai farsi il problema di chi raccoglierà”. Per Vetere fare politica significava lavorare per il bene comune, senza mirare ad interessi privati e personalistici: ”Sono il sindaco di chi mi ha votato, di chi non mi ha votato e di chi mi ha votato contro”, sosteneva, perché l’arte di governare era per lui un’opera al servizio di tutti i cittadini, necessaria, soprattutto a combattere l’emergenza sociale.
Il suo lavoro, infatti, è stato caratterizzato dalla forte attenzione alle politiche sociali: dall’impegno per il risanamento delle borgate, alla costruzione di asili nido e dei primi centri per anziani. Insieme a Don Luigi Di Liegro, ha lavorato a sostegno dei barboni che vivevano nella capitale.
Oltre alla sua onestà politica è doveroso ricordare anche il suo coraggio: Vetere fu, infatti, insignito della Medaglia d’argento al Valor Civile della Repubblica Italiana per aver salvato, nel 1984, alcuni studenti di una scuola media romana dall’azione violenta di uno squilibrato, che dopo aver ucciso il bidello aveva sequestrato la scolaresca. Vetere propose all’uomo di prendere lui in ostaggio e attraverso un lungo dialogo riuscì a farsi consegnare l’arma, liberare gli studenti e consegnare l’uomo alla polizia.
Piero Salvagni, capogruppo del Pci negli anni in cui Vetere è stato sindaco, lo ricorda così con affetto: «È stata una personalità dalla vita complessa, ha ricoperto vari ed importanti impegni, operò prima nella Resistenza per la Liberazione, poi nella Cgil e nel Pci. Ha speso le sue energie nel sindacato, nel partito, come deputato e, dopo Petroselli, come sindaco di Roma. Persona di grande capacità operativa, figura ed esempio di grande umanità, sempre legato alla città e ai bisogni dei suoi cittadini».
Insieme ad Argan e Petroselli, Vetere è stato il rappresentante del rinnovamento della città di Roma, ha sempre combattuto a fianco dei lavoratori e delle classi meno agiate, al servizio degli interessi generali.
«Protagonista discreto ma fondamentale di una stagione importante di riscatto di Roma, del risanamento delle borgate, della nascita di una nuova cultura diffusa – ricorda il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – Ugo Vetere amava e credeva nella politica come servizio, modello da seguire e quanto mai ancora oggi necessario. E lo faceva con sobrietà, semplicità e rigore, pensando sempre al collettivo di cui faceva parte e mai al proprio tornaconto personale. Primo cittadino di una Capitale democratica e popolare, ha fatto parte della storia più bella della nostra città, e anche per questo ci mancherà molto».

 

 


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