Apocalisse giapponese. Gli affaristi del nucleare in Italia lo difendono ancora

ROMA – In queste ore, in località Fukushima, si dispera per una fuga di gas radioattivo, seguita al violento incendio che ha attanagliato la centrale nucleare dopo il terribile sisma di ieri, che potrebbe mettere a rischio non soltanto la vita degli abitanti locali ma quella dell’intero pianeta. Eppure, nonostante un’evidenza lampante, gli affaristi del nucleare, stipati ovviamente dentro il partito berlusconiano, compresi illustri scienziati evidentemente ben retribuiti, continuano a difendere e a sostenere che la scelta nucleare è quella più a portata di mano e senza rischi, anche in un Paese soggetto ad eventi sismici come l’Italia.

In campo sono scese le associazioni ambientaliste e l’opposizione, sulla scia delle informazioni che sono arrivate dal Giappone che parlano di rialzo del livello delle radiazioni presso l’impianto nucleare numero uno di Fukushima, molto vicina all’epicentro. «Oggi, ancora una volta, è dimostrato che il gioco non vale la candela del ricorso alle centrali nucleari», ha detto il leader dell’Idv, Antonio di Pietro. «Non v’è dubbio – ha spiegato Di Pietro – che più passa il tempo più le nuove tecnologie possono produrre nuovi modelli e modi di produzione di energie: geotermico, solare, eolico, biomasse». «Insomma – ha rilevato, ricordando il referendum contro l’atomo promosso dall’Idv – fare tredici centrali in Italia con una tecnologia obsoleta, e ci vorranno almeno vent’anni per farle, è un enorme spreco di risorse finanziarie». Secondo il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli «l’emergenza atomica che si è creata e che fa tremare il mondo deve far riflettere sulle parole di chi, in Italia, con troppa superficialità, dice che il nucleare è sicuro». Greenpeace si dice «preoccupata per i danni che il terremoto e lo tsunami possono aver provocato agli impianti nucleari, nonchè alle altre industrie pericolose come le raffinerie di petrolio e di prodotti chimici». Per il Wwf «il rischio che sta correndo la popolazione giapponese rappresenta un’ulteriore conferma della pericolosità di una tecnologia di cui l’umanità può fare a meno, oggi più di ieri». Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, ritiene che sia «difficile immaginare il livello di distruzione che un terremoto di queste dimensioni potrebbe causare in Italia e quali potrebbero essere le conseguenze se avessimo centrali sul nostro territorio. Anche per questo motivo, ci auguriamo fortemente che l’Italia riveda il suo masochistico programma nucleare». Secondo Alfiero Grandi, Presidente del Comitato «SI alle energie rinnovabili NO al nucleare» le notizie che arrivano dal Giappone sono «la conferma che le centrali nucleari sono pericolose».

Sul fronte tecnico, Paolo Clemente, responsabile del Laboratorio prevenzione rischi naturali e mitigazione effetti dell’Enea ha detto che «è presto per capire il tenore dell’ allarme in merito alle notizie diffuse finora dal Giappone» ma «non è il terremoto il motivo per dire no al nucleare» perchè oggi siamo in grado di costruire impianti nucleari ed edifici che resistono a terremoti così violenti».

Evidentemente l’ “affare nucleare” è troppo ghiotto perché gli speculatori possano pensare alla “remota” probabilità di un terremoto e di un incendio. Mentre Fukushima dimostra come il rischio, in caso di sisma distruttivo, aumenta considerevolmente quando ci siano centrali nucleari attive. La qualità delle costruzioni in Italia, soprattutto quelle dei centri storici, è tale che un terremoto come quello giapponese le raderebbe al suolo. Ci si potrebbe aggiungere anche la propagazione di gas radioattivo a sterminare la popolazione sopravvissuta ad una scossa tellurica. È il rischio concreto subdolamente sottostimato dai cantori dell’energia nucleare.

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