L’Italicum riceve il primo sì in Commissione

Franceschini gela il Pd: “Errore enorme reintrodurre il sistema delle preferenze”. Napolitano: “Al più presto l’approvazione delle riforme”

ROMA – Preoccupato per le tensioni che si registrano sull’accordo raggiunto da Renzi e Berlusconi sulla riforma elettorale, il Capo dello Stato , Giorgio Napolitano torna a dire la sua e a far pressing sui partiti e leader per accelerare il cammino dei cambiamenti. “Pervenire al più presto all’approvazione di riforme istituzionali che rendano il nostro ordinamento più idoneo a fronteggiare, nel contesto europeo, le nuove esigenze poste dalla crisi e dalle sfide della competizione globale. Solo così sarà possibile sperare in un progressivo riavvicinamento alla politica da parte dei cittadini, la cui disaffezione per la cosa pubblica è determinata in larga misura dall’inefficienza di cui per molti aspetti le istituzioni danno prova, oltre che dai ricorrenti episodi di malcostume”. E’ questo il punto più importante fissato da napolitano, nel suo messaggio di saluto rivolto ai Delegato del Congresso di Sinistra Ecologia e Libertà in corso a Riccione. “La lunga crisi finanziaria, economica e sociale che stiamo vivendo – sottolinea nel suo messaggio Napolitano – e di cui si comincia appena ad intravedere una faticosa via di uscita ha lasciato in eredità un paese provato e seriamente preoccupato per il proprio futuro. Soprattutto la generazione che si affaccia ora al mondo del lavoro si trova ad affrontare una prospettiva di peggioramento, per la prima volta dal dopoguerra, delle condizioni di vita rispetto alle precedenti generazioni. E’ quindi indispensabile che ogni forza politica si impegni, all’interno di un serrato ma costruttivo confronto, per offrire risposte adeguate ai complessi e scottanti problemi del lavoro e del disagio sociale, elaborando proposte coraggiose e sostenibili per un nuovo sviluppo nazionale, ricercando gli opportuni percorsi politici per realizzarle e ponendo sempre l’interesse generale del paese al di sopra di qualsiasi considerazione particolaristica.  Nell’auspicio che dal vostro congresso emergeranno orientamenti ed impegni corrispondenti a tali esigenze – conclude – invio a lei e a tutti i partecipanti il mio cordiale saluto ed un augurio di buon lavoro”. Ma anche quella di ieri, oltre all’esternazione del Capo dello Stato, è stata una giornata di aperture e chiusure tra partiti e movimenti. C’è da dire che l’iter della Riforma elettorale, dopo uno stallo in Commissione Affari costituzionali, ha avuto il disco verde. L’Italicum, con i voti contrari di 5Stelle, Lega e con l’assenza ‘giustificata’ di Sel, è passato a maggioranza. L’iter istituzionale ora prevede il fuoco di fila degli emendamenti, i più temuti, che dovranno arrivare in Commissione entro le ore 13 di lunedì prossimo. La Commissione si è imposta dei tempi feroci, visto che il tentativo è quello di far arrivare in Aula il Testo mercoledì della prossima settimana. Ed a proposito di tensioni, da registrare quella tra Partito Democratico e Forza Italia sull’allegato B del provvedimento, quello che contiene la ripartizione dei collegi elettorali.

Sul punto, si è fatta una sorta di copia incolla del Mattarellum, e l’attuale maggioranza non ha gradito, visto che quell’idea risale al 1993 e con il passare degli anni i territori hanno subito notevoli cambiamenti nella popolazione Su questo è stato chiesto di fare una appendice, delegando al Governo la rivisitazione delle circoscrizioni elettorali. Inevitabile la reazione di Forza Italia, che non facendo parte del Governo, non avrebbe alcun controllo sulle modifiche dell’Esecutivo. Di fronte alle barricate degli Azzurri il Pd, per salvare l’intesa Renzi-Berlusconi, si piega al compromesso e ottiene l’apertura dei forzisti alla possibilità di emendare la tabella successivamente. “Questo è un punto di partenza, non di arrivo – chiarisce il presidente della commissione, l’azzurro Francesco Paolo Sisto -. La delega sarà sempre uno strumento possibile, se il Parlamento non riuscirà nel compito”. Ma nella giornata di ieri, oltre alla presa di posizione del Presidente della Repubblica, da registrare la chiusura del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, che si esprime sul punto più rovente della riforma, ovvero quello legato al tema delle preferenze: “Vedo- dice Franceschini- ce le preferenze sono diventate improvvisamente popolarissime ma io, che ho iniziato a prenderle, e molte, a vent’anni, sento il dovere morale di dire che oggi sarebbe un errore enorme reintrodurle per i danni al sistema politico ed alla trasparenza. Per altro, lo stesso Franceschini, in mattinata aveva avuto un velocissimo scambio di battute con il ‘delegato’ di Berlusconi alle Riforme, Denis Verdini. Verdini, sempre in mattinata, si era confrontato a lungo con con la deputata renziana Maria Elena Boschi, delegata dal segretario a curare il dossier sulla legge elettorale per conto del partito. Sempre ieri da registrare, infine, l’Assemblea dei i deputati democratici della commissione Affari costituzionali si sono riuniti per circa due ore per far emergere una posizione comune del gruppo sulle modifiche da apportare. Sul tavolo, le quattro richieste della minoranza: abbassare lo sbarramento per i partiti non coalizzati dall’8 al 5 per cento, alzare al 40 per cento l’asticella per far scattare il premio di maggioranza, alternanza dei sessi nella composizione delle liste nei collegi e introduzione delle preferenze. Certo è che un elemento nuovo è rappresentato da un sondaggio Swg, secondo cui quattro elettori di centrosinistra su cinque sarebbero contrari alle liste bloccate. Argomenti che la sinistra del partito ha usato nella riunione per far approdare tutto il gruppo su questa posizione, ma senza ottenere risultati apprezzabili.

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