Probabile nuovo incontro tra il segretario del Pd e Silvio Berlusconi

Renzi: “Ora tocca al Parlamento”. Ma sulla riforma è rivolta dei piccoli

ROMA – Stretto, nell’abbraccio che rischia di essere fatale, con Silvio Berlusconi, Matteo Renzi cerca di uscire dall’angolo, o meglio dal tunnel in cui si è cacciato: “La legge elettorale non è la cosa più importante. Ma è l’inizio di un percorso che può cambiare il Paese: taglio dei costi della politica, semplificazione, superamento di Senato e Province, lotta contro le rimborsopoli regionali. Se passa questa legge poi è più semplice tutto, dal piano per il lavoro all’attrazione degli investimenti stranieri, come hanno notato autorevoli osservatori internazionali in queste ore. Tutto è migliorabile- prosegue il segretario del Pd- ma l’accordo sulla legge elettorale dopo anni di immobilismo adesso c’è, corrisponde al dettato costituzionale, può far uscire l’Italia dalle sabbie mobili. Rispetto le motivazioni di chi in queste ore sta disperatamente cercando di bloccare tutto, qualcuno persino in buona fede. Ma fuori dalle stanze dei palazzi c’è un Paese che ha bisogno di gesti concreti di cambiamento. Ora, non tra qualche anno. E una politica che non decide neanche sulle regole del gioco, non è più credibile su niente”.

Per Renzi “Il Pd ha fatto la sua parte, coerente con le primarie e con il voto della direzione. Abbiamo dato la disponibilità a ridurre il premio di maggioranza per accogliere il rilievo di parlamentari e costituzionalisti. Ieri ho chiesto ai nostri deputati di ritirare gli emendamenti per evitare ogni alibi sulle divisioni interne. Adesso tocca al Parlamento. Personalmente non mi farò ingabbiare nelle stanche liturgie della politica tradizionale: le carte sono in tavola, nessuno può bluffare. Se qualcuno vuole far saltare tutto, lo faccia a viso aperto e lo spieghi al Paese. Per quanto riguarda me e i miei presunti incontri di oggi, io sono a Firenze a inaugurare la nuova pista ciclabile di via Malibran”. Poi Renzi smentisce le indiscrezioni su un nuovo possibile incontro con Berlusconi già fissato:” Il problema non è se ci incontriamo o no. E’ stata fatta una bozza di accordo che è un passo in avanti molto importante”.

Fin qui Renzi, ma le dinamiche, in queste ore sono praticamente tutte interne al Parlamento. La tensione è elevatissima soprattutto nei partiti cosiddetti minori, che malgrado le accelerazioni che vorrebbero imporre Renzi e Berlusconi, chiedono una rallentamento. Mercoledì mattina il Capogruppo di Scelta Civica in Commissione Affari Costituzionali, lo ha chiesto in una lettera al Presidente della Camera Laura Boldrini. Immediatamente dopo, sono arrivate analoghe richieste anche dei Gruppi Sel, Fratelli d’Italia, Lega,  Per l’Italia e Misto. La loro richiesta è semplice: “Garantire un tempo di esame della riforma del voto non condizionato dal ‘totem’ della calendarizzazione entro il mese di gennaio solo per consentire il contingentamento dei tempi di discussione nel mese di febbraio”. Tutto questoperò fa a pugno con quanto detto da Renzi e condiviso da Berlusconi. “Dobbiamo andare in aula a gennaio, non prendo neanche in considerazione altre date. Fa sapere il portavoce della segreteria Pd, Lorenzo Guerini. – Ci sono ancora dei nodi da sciogliere, come la soglia al 38% e la delega al Governo, ma stiamo lavorando e ci sono le condizioni per scioglierli”. Quello che è certo è che nel Pd, mantenuti solo tre emendamenti e sono quelli che riguardano la delega al governo per definire i collegi, l’innalzamento della soglia per il premio di maggioranza dal 35 al 38%, e le primarie facoltative, tutti gli altri  sono stati ‘tecnicamente’ ritirati, il che significa che senza un accordo, potrebbero essere politicamente riproposti, con quello che potrebbe conseguirne.

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