Governo tecnico prossimo venturo

Beppe Pisanu alla guida di un governo di transizione per portare il Paese alle elezioni con una nuova legge. Il terreno sta franando sotto i piedi di Silvio Berlusconi

ROMA – Oramai ci sono più indizi che potrebbero fare una prova. Le grandi manovre per mandare a casa Berlusconi stanno venendo progressivamente alla luce. Ma la crisi non si risolverebbe in una rapida convocazione dei comizi elettorali da parte di Giorgio Napolitano ma nella formazione di un Esecutivo tecnico sotto la guida di Beppe Pisanu, oramai sempre più lontano dal Pdl e dal suo leader. Attorno a Pisanu si stanno coagulando le forze centriste, il Pd e parte della sinistra (il partito di Vendola, che però non ha deputati o senatori), il Mpa del governatore siciliano Lombardo, i finiani ma anche un nutrito gruppo di deputati e qualche senatore del Pdl, tutti timorosi di perdere troppo presto il loro laticlavio.

Il leader dell’Udc Pierferdinando Casini è convinto che “in una fisiologia normale, chi ha vinto le elezioni deve governare, se nessuno gli toglie la fiducia. Ma se Bossi e Berlusconi decidono di fare l’autoribaltone, è evidente che non ci troveranno impreparati”. Secondo Casini “non è necessario che a questo governo partecipino i partiti in quanto tali. Occorrono personalità politiche che abbiano un loro identikit particolare, fuori dalla stretta tradizione dei governi ordinari”. Insomma, un’operazione molto simile a quella giunta a compimento il 17 gennaio 1995 con il Governo presieduto da Lamberto Dini e che portò ad una profonda lacerazione della destra berlusconiana, che poi perse le elezioni anticipate del 1996.

È un fatto che anche le posizioni di Casini nei confronti di Di Pietro si siano notevolmente ammorbidite in questi giorni, tanto che il leader Udc non esclude affatto una maggioranza che includa l’Idv. Non solo, ma Casini si è espresso oggi assai chiaramente a favore di interventi di politica economica non certo indigesti alla sinistra, proponendo di elevare l’imposta sulle rendite finanziarie al 20%, con esclusione dei Bot, per convogliarne il gettito su provvedimenti a favore della famiglia. “Sotto la scure dei tagli del ministro Tremonti – ha sottolineato Casini – sono finiti capitoli di spesa di estrema delicatezza, a partire da quelli per il sostegno ai disabili, la ricerca per la sanità pubblica, le politiche sociali delle Regioni, le politiche familiari e le politiche per la gioventù”.

Si possono immaginare gli strepiti che le ipotesi di governo tecnico provocano fra i berlusconiani. Come al solito gridano al “golpe”, all’attentato alla Costituzione, asserendo che non possono risultare maggioranza i partiti che hanno perso le elezioni. I corifei del Cavaliere ricordano, falsificando la storia, che il primo Esecutivo di Berlusconi cadde, nel dicembre del 1993, dopo il famoso avviso di garanzia del pool di Milano, tralasciando ovviamente il “piccolo” particolare dell’uscita dalla maggioranza della Lega. Naturalmente le cose non stanno così, perché se una parte, più o meno consistente del Pdl, con i finiani in testa, sfiducia Berlusconi e appoggia un’altra maggioranza, siamo nel pieno rispetto della legalità costituzionale, avendo a mente quanto dispone l’articolo 67 sul divieto di “mandato imperativo” dei deputati. Per non dire che, già adesso, come suggeriscono alcuni sondaggi, la coalizione uscita vincitrice dalla tornata elettorale del 2008 non sarebbe affatto maggioritaria nel Paese.

Si dice che Napolitano starebbe vagliando l’esistenza di una maggioranza parlamentare in grado di appoggiare una riforma della legge elettorale ed alcuni provvedimenti considerati urgenti in materia economica. L’asse fra lui e Fini non si è mai interrotto, così come quello fra quest’ultimo e l’azionista di maggioranza del Pd Massimo D’Alema, il quale si sta spendendo dappertutto per far capire agli elettori che l’era berlusconiana volge al termine. Se ha ragione, si vedrà molto probabilmente a primavera. Con i primi tepori potrebbe sciogliersi come neve al sole la sciagurata era del magnate di Arcore.

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