Lavoro e riforme, no della sinistra Pd alle accelerazioni di Matteo Renzi

ROMA – Alla fine, anche se provocando una netta divisione nel Partito, Renzi ha ottenuto disco verde sull’assetto di vertice del partito, con una segreteria coordinata da due vicesegretari, che però assumeranno ufficialmente l’incarico, solo dopo l’Assemblea Nazionale del partito, ovvero dopo le Europee, ma anche su punti che il Segretario ritiene di straordinaria importanza, come i pacchetti riforme e lavoro.

Le scelte maturate porteranno il Governo a dare via libera anche alla riforma del Senato e del Titolo V già da lunedì. Sono queste le priorità, che però si sono infrante sul muro della sinistra del partito, che è sì minoranza negli attuali organismi dirigenti, ma assume decisamente altri contorni e numeri nelle aule parlamentari. Al termine dei lavori, la direzione ha approvato la relazione di Renzi (malgrado la richiesta di Davide Zoggia che aveva chiesto di non metterla ai voti): a favore hanno votato in 93 a favore, gli astenuti sono stati 8 e i voti contrari 12. Dunque all’appello mancherebbero una trentina di voti.

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